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di-matteo-battaglia-appelloLetizia Battaglia chiede di rivedere la bocciatura di Antonino Di Matteo
di Ismaele La Vardera - 11 marzo 2015
La mancata canditatura, come prevedibile, ha fatto molto scalpore visto l’impegno costante del giudice nella lotta contro la mafia
La notizia risale a qualche giorno fa, la candidatura del Pm Nino Di Matteo alla Direzione Nazionale Antimafia, è stata bocciata dal Csm. La bocciatura, come prevedibile, ha fatto molto scalpore visto l’impegno costante del giudice nella lotta alla mafia. Ma in tanti si chiedono secondo quale criterio Di Matteo, con un curriculum di tutto rispetto, sia stato bocciato. Cosa ha portato la commissione composta dal Presidente Massino Forciniti, il Vicepresidente Alessio Zaccaria, i componenti Renato Balduzzi, Valerio Fracassi, Francesco Cananzi, Luca Forteleoni, i magistrati segretari Teresa Iodice, Giulio Adilardi e Marco Ghionni Crivelli Visconti, ha dire no al pm, condannato a morte da Totò Riina? Si tratta di una grossa porta sbattuta in faccia al giudice, chiusa proprio dai suoi stessi colleghi. Il suo voleva essere un abbandono alla Dda di Palermo? La stessa domanda che in tanti si fecero quando Falcone si trasferì a Roma, la risposta sta proprio nella sua lettera pubblicata dal nostro giornale qualche giorno fa: “Il mio non è un abbandono”, diceva Falcone al giovane Vincenzo Musacchio. A spalleggiare la causa di Di Matteo arrivano anche le parole di Letizia Battaglia, storica fotoreporter di frontiera, che durante i festeggiamenti per il suo 80esimo compleanno ha lanciato un appello al Capo dello Stato, che del Csm ne è il presidente: "Mi appello alla sua persona affinché la bocciatura sulla candidatura di consigliere della Dna di Nino Di Matteo possa essere rivista. Si tratta di dare un segnale forte da parte dello Stato per salvare la vita a questo magistrato condannato a morte da Totò Riina”. Tra i nomi dei designati figurano quelli di Eugenia Pontassuglia, Pm del processo di Bari sulle escort che l’imprenditore Paolo Tarantini portava nelle residenze di Silvio Berlusconi; il sostituto procuratore di Napoli Marco Del Gaudio, Pm del processo all’ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini, e il sostituto procuratore di Catanzaro Salvatore Dolce, titolare di diverse inchieste sulle cosche calabresi, tra cui quella sull’agguato a Crotone in cui morì Domenico Gabriele il bambino di 11 anni che si trovava ai bordi del campetto di calcio dove stava giocando la vittima designata. Il magistrato di fatto è sempre più lasciato solo tra le buie stanze del Tribunale di Palermo, certo è che sono infinite le cose che fanno pensare alle similitudini con Falcone e Borsellino. A sostegno della sua candidatura ben 91 mila firme raccolte, ma questi sono solo dettagli... Come non riportare l’analisi di Francesco Bertelli che da AntimafiaDuemila scrive: “E’ un magistrato scomodo. Sta toccando quei fili rossi che in passato hanno annientato prima moralmente e poi fisicamente altri magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Isolati, offesi, attaccati da ogni parte politica. Così avvenne per Falcone. Mentre oggi tutti con stupore e dolcezza scoprono quelle 4-5 righe di una lettera inedita che Falcone scrisse e che il quotidiano L’Ora ha ritrovato, gli stessi oggi si dimenticano che un tempo Falcone venne lasciato solo a morire. Così fu anche per Paolo Borsellino. E oggi nel 2015 sappiamo con certezza che per Nino Di Matteo sono stati organizzati due piani per eliminarlo: prima il vecchio sistema dell’autobomba. Poi il cecchino che avrebbe dovuto colpirlo al Club del Tennis dove solitamente Di Matteo si reca. Poi ci sarebbe anche la questione del tritolo sparso e nascosto per Palermo. Quel tritolo è stato fatto giungere a Palermo per uno scopo: eliminare Di Matteo. Non poteva essere un gesto nobile quello di candidare Nino Di Matteo alla Direzione Nazionale Antimafia? Ma si sa, la storia si ripete. Nino Di Matteo va lasciato solo, insieme a tutti i suoi colleghi che indagavano su quella maledetta trattativa, tutt’ora in corso. Quello che si chiede ora è solo una parolina di Sergio Mattarella su questa contrarietà dell’organo che lui stesso presiede contro una figura non ricattabile, pulita e onesta come quella di Nino Di Matteo.

Tratto da: L’Ora

In foto: il pm Nino Di Matteo e la fotografa Letizia Battaglia

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