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roveri-elisabetta chiccaAtti in procura per diversi testimoni del processo accusati di aver detto il falso, tra cui un ufficiale dei carabinieri
16 maggio 2014
La sentenza all'ergastolo per i due imputati del processo per l'omicidio Mauro Rostagno "non si ferma alla condanna ma c'è la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per falsa testimonianza per diversi testi, tra cui un ufficiale dei carabinieri che aveva coperto le indagini. Un fatto molto importante". Lo ha detto il pm Franceso Del Bene, che ha rappresentato l'accusa nel processo per l'omicidio del sociologo Mauro Rostagno, dopo la sentenza emessa nella tarda serata di ieri a Trapani. Ma perchè ci sono voluti 24 anni per avere giustizia? "Ci sono voluti tanti anni perchè, in realtà, solo attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia è stato possibile riaprire lo scenario - spiega Del Bene - Ma anche grazie alla professionalità della Squadra Mobile di Trapani, al dottore Giuseppe Linares, che aveva sollecitato una nuova perizia balistica e la stessa Corte di Assise che ha sviluppato la perizia genetica che ha consentito di di identificare l'impronta sui reperti del fucile di Mazzara è stato possibile questo esito. Siamo soddisfatti".
"E' per me una cosa importante che sia stato celebrato anche a distanza di molti anni un processo difficile. Ci sono stati molti depistaggi iniziali, omissioni e miopie, come sono state definite con bontà. E' importante che in un'aula di giustizia italiana siano stati riconosciuti da molti testimoni l'operato di Mauro e la generosità e l'intelligenza che ha messo nel suo lavoro in una piccola televisione di Trapani dove faceva nomi e cognomi" ha detto Chicca Roveri (in foto), compagna di Mauro Rostagno, commentando la sentenza. "Essendo una persona intelligente e coraggiosa - ha aggiunto - era vicino a capire molte cose che in realtà non si volevano capire perchè Trapani era una città dove il sindaco diceva che la mafia non esiste e il procuratore di allora, Antonio Coci, sosteneva che la mafia non c'era tant'è che non c'erano processi mafiosi. Per forza, se a indagare erano i carabinieri che voi avete sentito deporre qua".

Visibilmente emozionata, la sorella della vittima, Carla Rostagno, che dice: "I tempi sono stati molto lunghi, ma siamo arrivati a un risultato". "I familiari hanno aspettato 23 anni per l'inizio di questo processo. Il fatto stesso che lo Stato abbia deciso dopo tanto tempo di capire sul serio quello che è successo a Mauro Rostagno era già una vittoria e la sentenza ha confermato la bontà della tesi che noi abbiamo sostenuto nel processo", le fa eco l'avvocato di parte civile Fabio Lanfranca, che nel processo rappresentava anche la figlia di Mauro Rostagno, Monica e la prima moglie, Maria Conversano. "E' stata importantissima l'attività istruttoria portata avanti dalla Corte d'Assise. In particolar modo la perizia sul dna di Mazzara. Siamo soddisfatti", ha concluso il legale.

palermo.repubblica.it

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