17 agosto 2013
Amedeo Matacena, ex parlamentare eletto con Forza Italia nel 1994 e nel 2001, aiutò una famiglia mafiosa. Lo ha stabilito la Cassazione con sentenza del 14 agosto confermando la condanna in appello del politico reggino per concorso esterno in associazione mafiosa a cinque anni di reclusione e all’interdizione perpetua da i pubblici uffici. “Evidentemente non si può stringere un ‘accordo’ con una struttura mafiosa - spiega la Suprema Corte - se non avendo piena consapevolezza della sua esistenza e del suo modus operandi. Tanto basta per ritenere che Matacena ben sapesse di aver favorito la cosca dei Rosmini (e tanto lo sapeva da aver preteso la esenzione dal 'pizzo')”. I rapporti col clan, scrivono i giudici, erano estesi e risultano provati anche da affermazioni degli stessi mafiosi. Le porte del carcere, però, non si sono ancora aperte per il nostro: Matacena, difeso da Franco Coppi e dall’ex ministro Alfredo Biondi, è infatti irreperibile da giugno.
Il Fatto Quotidiano
Amedeo Matacena, ex parlamentare eletto con Forza Italia nel 1994 e nel 2001, aiutò una famiglia mafiosa. Lo ha stabilito la Cassazione con sentenza del 14 agosto confermando la condanna in appello del politico reggino per concorso esterno in associazione mafiosa a cinque anni di reclusione e all’interdizione perpetua da i pubblici uffici. “Evidentemente non si può stringere un ‘accordo’ con una struttura mafiosa - spiega la Suprema Corte - se non avendo piena consapevolezza della sua esistenza e del suo modus operandi. Tanto basta per ritenere che Matacena ben sapesse di aver favorito la cosca dei Rosmini (e tanto lo sapeva da aver preteso la esenzione dal 'pizzo')”. I rapporti col clan, scrivono i giudici, erano estesi e risultano provati anche da affermazioni degli stessi mafiosi. Le porte del carcere, però, non si sono ancora aperte per il nostro: Matacena, difeso da Franco Coppi e dall’ex ministro Alfredo Biondi, è infatti irreperibile da giugno.
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