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di-matteo-ingroia-c-giannini7 giugno 2013
Palermo. Troppe apparizioni in tv per i pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia in cui i due magistrati avrebbero parlato di processi in corso, tra cui quello a carico del generale Mario Mori. La denuncia arriva dal diretto interessato, il generale Mori, durante le dichiarazioni spontanee che sta rendendo davanti ai giudici del Tribunale di Palermo nel processo in cui è imputato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. "L'attività d'informazione e denuncia, in una società aperta, è giustamente consentita a tutti. Ed è anche lecito che a queste iniziative possano aderire dei magistrati - spiega Mori - Diventa a mio avviso meno normale che si ponga come protagonista di queste manifestazioni anche chi, mentre porta avanti l'azione penale in precisi contesti giudiziari, contemporaneamente partecipa in modo attivo a queste iniziative, esplicitando i propri orientamenti che non possono non apparire come conseguenti da acquisizioni processuali già raggiunte, anche se così non è". "Lo scopo che comunque si ottiene è quello di indirizzare surrettiziamente la pubblica opinione, con modalità che già agli inizi degli anni novanta del secolo scorso, il senatore Gerardo Chiaromonte, che, prima di essere un importante esponente del partito comunista è stato un uomo delle istituzioni, aveva individuato e stigmatizzato, nel suo libro 'I miei anni all'Antimafia', come, testuale: " una giurisdizione parallela di tipo politico 'mediatica'.Questa mia considerazione si riferisce quindi, in modo particolare, a due pubblici ministeri di questo processo, il dottor Antonio Ingroia ed il dottor Antonino Di Matteo, ma non solo a loro, perchè ci sono anche altri magistrati dei Distretti siciliani", denuncia ancora Mori. "Non è certo questa la sede per fare delle analisi, preme qui sottolineare solamente come, in questo ambito, sia venuta costituendosi e conformandosi sempre più nettamente una specifica corrente di pensiero, precisamente caratterizzata sotto l'aspetto della connotazione politica, che ha fatto della lotta alla mafia una vera priorità, per taluni, anzi, un'attività con i suoi ritorni anche di natura concreta - dice ancora il generale Mori - Questo approccio mira a fare prevalere una ben precisa interpretazione su origini, moventi, sviluppi e responsabilità dei fatti più eclatanti dell'attività mafiosa degli ultimi venti anni e presuppone precise connivenze e puntuali favoreggiamenti in una parte delle istituzioni dello Stato".
"Questo movimento d'opinione cerca tuttora condivisione e visibilità con una serie di manifestazioni, convegni, studi, pubblicazioni, interventi sul web, nonchè attraverso il mezzo televisivo e le altre forme mediatiche. Approccio questo, basato sull'enunciazione di ipotesi e teorie suggestive, prive peraltro di puntuali supporti dimostrativi, ma che, sostenuto insistentemente nel tempo, diventa per ciò stesso un portato assiomatico, in particolare per chi, delle vicende, ha una conoscenza superficiale e si ferma alle prime e più immediate evidenze", denuncia ancora Mario Mori. "Alle mie dichiarazioni accludo una serie di report, suddivisi per anni, ricavati dal web con precisi riferimenti circa la loro acquisizione ed origine, che stanno a descrivere l'intensa attività, di quel composito movimento di opinione cui ho accennato, e che, come si constaterà, è costituito da personalità diversificate - dice ancora - provenienti: dal mondo politico, quali: Sonia Alfano e Giuseppe Lumia che si avvalgono del sostegno, di volta in volta, di altri colleghi quali tra i più assidui: Antonio Di Pietro, Angela Napoli, Fabio Granata, Luigi Li Gotti, Leoluca Orlando e Rosario Crocetta. Dal mondo delle professioni, quali: Fabio Repici, Gioacchino Genchi, Marco Travaglio che possono contare sul sostegno saltuario di altri, quali: Francesco Pancho Pardi, Concita Di Gregorio, Sandra Amurri, Saverio Lodato, Giuseppe Lo Bianco, per citare alcuni tra i più assidui".

Adnkronos

In foto: Antonino Di Matteo e Antonio Ingroia © Castolo Giannini

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