Ultimo aggiornamento ore 12.42
Mafia: Di Matteo, per Brusca terminale politico trattativa era Mancino
24 maggio 2013
Palermo. "La Trattativa tra Stato e mafia si inizio a connotare come tale ben prima della strage di via D'Amelio". Lo ha detto il pm Nino Di Matteo riprendendo, dopo una breve pausa, la requisitoria del processo Mori. Di Matteo sta ricordando le dichiarazioni rese ai magistrati da Giovanni Brusca. Soprattutto sul cosiddetto 'papello', cioè l'elenco con le richieste che il boss Salvatore Riina fece allo Stato per fare cessare le stragi. Tra l'eccidio di Giovanni Falcone e quello di Paolo Borsellino, Brusca vede Riina due volte. La prima Riina gli avrebbe detto: "si sono fatti sotto per sapere che cosa vogliamo per fermare le stragi e io gli ho consegnato un papello grande così". La seconda volta Riina avrebbe detto a Brusca che il destinatario del papello era Nicola Mancino, l'ex Presidente del Senato, oggi imputato per il porcesso della trattativa che inizierà proprio lunedì a Palermo, ma che al capomafia era stato fatto sapere "che quelle richieste erano troppo pesanti.
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Mafia: pm Di Matteo, dopo Capaci Borsellino parlò alla moglie della trattativa
24 maggio 2013
Palermo. "Mio marito dopo la strage di Capaci, tra la fine di maggio e l'inizio di gigno 1992, mi parlò dell'esistenza di una trattativa tra Stato e mafia". A ricordare in aula la dichiarazione di Agnese Borsellino, la vedova del giudice Paolo Borsellino, morta tre settimane fa, è il il pm Antonino Di Matteo che prosegue la requisitoria del processo Mori. "Questa dichiarazione costituisce uno dei più importanti elementi di prova sul dato della progressiva e più specifica conoscenza, anche parziale, che il giudice Paolo Borsellino aveva della trattativa", spiega il magistrato. E' lo stesso Di Matteo a ricordare che il 25 giugno 1992 ci sarebbe stato un incontro tra Paolo Borsellino e l'allora capitano Giuseppe De Donno, cioè l'ufficiale dei Carabinieri che con il generale Mario Mori, entrambi del Ros, avrebbero avviato una trattativa con Vito Ciancimino per fare terminare le stragi mafiose. "E quando il 28 giugno 1992 Borsellino incontrò in aeroporto il direttore generale del Ministero della giustizia Liliana Ferrara che gli parlò di una richiesta da parte del Ros, Borsellino non si mostrò sorpreso ma rispose "Ci penso io", spiega ancora il pm Di Matteo. "Tra il 10 e il 12 luglio 192, cioè una settimana prima della strage di via D'Amelio - dice ancora il pm Di Matteo - Borsellino incontro l'allora capo del Ros Antonio Subranni". Ed è sempre la vedova Borsellino ad avere raccontato ai magistrati che il 15 luglio 1992 il marito le avrebbe rivelato che il generale Subranni fosse 'punciutu', cioè affiliato a Cosa nostra". "Paolo Borsellino dopo la strage di Capaci - prosegue Di Matteo - si era chiesto se mentre lui continuava a combattere la mafia, parti dello Stato trattativa con i vertici di Cosa nostra".
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Mafia: Di Matteo, Ciancimino testimone importante ma controverso (2)
24 maggio 2013
Palermo. "Sono le dichiarazioni di Massimo Ciancimino che ci hanno consentito di riaprire le indagini sulla trattativa - prosegue ancora Di Matteo nella requisitoria del processo Mori - Inoltre fu lo stesso Ciancimino, dopo l'arresto per calunnia, a rivelarci, all'interrogatorio di garanzia, già consapevole della perquisizione della Dia della sua abitazione e dell'esito negativo, di andare nel suo giardino per trovare l'esplosivo. E da queste sue stesse ammissioni e dichiarazioni è stato aperto un ulteriore procedimento nei suoi confronti". Inoltre, Di Matteo parla di alcuni "documenti ci hanno permesso di scoprire la calunniosità di una parte delle sue dichiarazioni. Questa Procura ha adottato dei provvedimenti giudiziari come la custodia cautelare per calunnia, che non è solita e per detenzione per reato esplodivo che solo egli stesso ha reso possbile scoprire grazie alla sua confessione".
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Mafia: pm Di Matteo, in indagine trattativa tante reticenze politico-istituzionali
24 maggio 2013
Palermo. Nell'indagine sulla trattativa tra Stato e mafia "ci sono state e continuano a esserci tante reticenze politico-istituzionali". E' l'accusa del pm Antonino Di Matteo che prosegue la sua requisitoria nel processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. In particolare, il magistrato, in aula con il Procuratore capo Francesco Messineo, fa i nomi di Liliana Ferraro, direttore generale del Ministero della Giustizia, Giovanni Falcone e dell'ex ministro Claudio Martelli. Di Liliana Ferraro, che solo pochi anni fa rivelò di un incontro avvenuto in aeroporto a Roma con Paolo Borsellino il 28 giugno 1992, cioè pochi giorni prima della strage di via D'Amelio. In quell'occasione la Ferraro racconto' a Borsellino di una richiesta che le era arrivata dal colonnello, allora capitano, Giuseppe De Donno che chiedeva un "sostegno fattuale" per il Ros per gli incontri con Vito Ciancimino con lo scopo di interrompere il periodo delle stragi. "Mi dispiace dirlo - spiega Di Matteo - ma anche la dottoressa Ferraro cercò poi, in aula, di aggiustare il tiro". Secondo il racconto della Ferraro nell'incontro all'aeroporto, Paolo Borsellino le avrebbe risposto: "Va bene, adesso ci penso io". Tra la strage di Capaci e via D'Amelio, il Ros agiva senza riferire nè al Comando generale dell'Arma ne' alla Procura di Palermo nè alla Procura di Caltanissetta. Ma va al Mnistero della Giustizia per chiedere una condivisione politica". Poi cita anche la dichiarazione di Caudio Martelli, ex ministro della Giustizia. E ribadisce che ci sono state "tante reticenze politico-istituzionali". Quindi, il pm Di Matteo ricorda che Martelli disse ai magistrati che fosse "inopportuna e irrituale" la richiesta del Ros. "Sia Ferraro che Martelli hanno reso dichiarazioni dolo dopo 18 anni".
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Mafia: processo Mori, anche il Procuratore Messineo in aula per requisitoria
24 maggio 2013
Palermo. Ci sono anche il Procuratore capo di Palermo Francesco Messineo e il Procuratore aggiunto Vittorio Teresi all'ultima udienza dedicata alla requisitoria del pm nel processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nell'ottobre del 1995. Oggi il pm Antonino Di Matteo, al termine dell'udienza, farà la richiesta di pena al Tribunale presieduto da Mario Fontana.
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Mafia: pm Di Matteo, rapporto tra Ros e Ciancimino si concretizzò in trattativa
24 maggio 2013
Palermo. "Il rapporto tra gli ufficiali del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno con Vito Ciancimino, rapporto inziato nel maggio-giugno '92 si concretizzò in una vera e propria trattativa tra le istituzioni e i vertici di Cosa nostra. Ancora oggi, chi ostinatamente continua a negare che ciò sia avvenuto e che ci sia stata una trattativa, finge di ignorare le conclusioni della sentenza emessa dalla Corte d'assise di Firenze del processo a Leoluca Bagarella". Con queste parole il pm Antonino Di Matteo ha iniziato l'ultima udienza dedicata alla requisitoria del processo a Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura di Provenzano nel '95. Di Matteo, alla presenza del Procuratore Francesco Messineo e dell'aggiunto Vittorio Teresi, ricorda quindi "le stesse ammissioni sostanziali che in quel dibattimento finirono per render gli stessi Mori e De donno sentiti come testimoni. La sentenza sbaglia quando scrive che il termine trattativa venne fatto solo da De Donno perchè anche il generale Mori utilizzò, e non a caso, il termine trattativa e lo utilzzò più volte in udienza".
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Mafia: pm Di Matteo, Ciancimino testimone importante ma controverso
24 maggio 2013
Palermo. "Masimo Ciancimino è un testimone importante, se non altro perchè a partire dalle sue prime dichiarazioni è stato possibile investigativanente ottenere una progressione importante sul tema della trattativa tra Stato e mafia". Lo ha detto il pm Antonino Di Matteo proseguendo la sua requisitoria al processo Mori a Palermo. "Le sue prime dichiarazioni hanno costituito il presupposto di recupero memoria di autorevoli personaggi - prosegue Di Matteo -E' sbagliata l'identificazione e la sovrapposizione della ricostruzione della trattativa con la versione di Massimo Ciancimino. E' infondata la prospettazione che anche mediaticamente ha avuto largo spazio, per cui l'indagine sulla trattativa e sul protagonismo dei carabinieri, che la ricostruzione di quei fatti fosse affidata principlamente a Massimo Ciancimino. Non è così". Poi Di Matteo ribadisce: "Certamente Ciancimino è un personaggio controverso alle cui dichiarazioni dobbiamo accostarci in ottica valutativa laica e serena. Certamente non recependo e acriticamente e considerando veritiere tutte le sue dichiarazioni, ma nemmeno come tanti fanno e vorrebbero che questo tribunale facesse pregiudizialmente, svalutando il suo importante contributo, anche quando rispetto ad alcuni passaggi importanti le dichiarazioni siani confortate da altri e convergenti elementi di prova". Il magistrato ricorda anche che Massimo Ciancimino disse che i "primi contatti tra il Ros e il padre, Vito Ciancimino, avvennero già prima della strage di via D'Amelio".
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