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DENARO01GLa giunta provinciale ha esautorato l'Avvocatura, che non la rappresenterà più
di Nicola Biondo - 11 ottobre 2012

C’è una Giunta Provinciale a cui non devono piacere i processi per mafia. E se possibile li evita. Succede a Trapani, l’ultima frontiera della lotta a Cosa nostra, la terra del latitante numero uno di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, dove oggi sbarcherà la carovana antimafia. La sorpresa che troveranno gli attivisti di Libera è di quelle che fanno scattare gli allarmi.

L’ente provinciale infatti ha esautorato il suo ufficio legale che la rappresenta come parte civile nei processi di mafia. La decisione, presa il giorno dopo la firma del protocollo di legalità alla presenza del Ministro Cancellieri, è messa nero su bianco con una delibera di giunta, la 201 del 24 luglio 2012. E avrà un immediata conseguenza nei cinque processi per mafia tutt’ora in corso in cui la Provincia è parte civile tra i quali quello sull’omicidio del giornalista Mauro Rostagno e un altro procedimento che vede imputato il superlatitante Matteo Messina Denaro. Nelle udienze di questi processi le parti potrebbero legittimamente contestare la presenza degli avvocati della Provincia in quanto i suoi legali non sono più abilitati a rappresentare l’Ente.
Se in futuro la Provincia volesse essere parte civile in un qualsiasi processo penale, lo farà con un’apposita delibera, individuando - a caro prezzo - un professionista esterno.
Intanto la giunta si è sciolta dopo le dimissioni di Mimmo Turano candidatosi alle elezioni regionali. All'ultimo minuto Turano ha firmato due delibere stanziando contributi  per 800mila euro, dichiarate non regolari proprio dall'Avvocatura, un caso denunciato dai consiglieri del PD e finito sulle pagine dei quotidiani nazionali. La scelta che “licenzia” l’Avvocatura provinciale rendendola di fatto dipendente dal potere politico avviene quando Turano chiede agli uffici competenti di modificare il regolamento dell’ufficio legale: scompare così la materia penale tra le funzioni e con essa va in fumo la costituzione di parte civile nei processi di mafia. “Il nuovo regolamento –  sostiene il commissario inviato dalla Regione Luciana Giammanco - non esclude che l’Amministrazione provinciale possa esercitare azione civile a tutela dei propri diritti nell’ambito del processo penale”. Le nuove regole però parlano chiaro e non comprendono la materia penale, cioè i processi, anche quelli di mafia.
Ma a Trapani non sparisce solo l’ufficio legale della Provincia. Manca all’appello anche l' "Osservatorio della legalità" istituito nel 2010 dall'ex Presidente Turano che non ha mai funzionato. Eppure c’è un “soprintendente”, l’avvocato Salvatore Ciaravino, c’è la sua parcella, duemila euro al mese, c’è un regolamento, di ben 33 pagine. Ma di attività nemmeno l’ombra.
Eppure all'«Osservatorio» sono demandate la verifica delle condizioni di legalità e trasparenza delle procedure d'appalto nonché quella di «fatti ed evenienze negative» che riguardano gli amministratori e i burocrati provinciali. L’osservatorio non ha mai prodotto un richiamo all’amministrazione, un controllo, un’istanza – come ha pubblicamente denunciato il battagliero sito d’informazione locale Marsala.it.
Non è intervenuto né sugli amministratori né sui loro atti. Eppure di occasioni non me mancano, come quello stanziamento per 800.000 euro, alcuni dei quali finiti per iniziative mai svolte, o il rinnovo di un contratto di affitto che la Provincia ha fatto del terreno di sua proprietà: 225 ettari, dati in concessione per 20 anni per 10.000 euro l’anno. Così come dispersa nel mare delle buone intenzioni è la “banca dati degli amministratori”. Uno strumento dove sarebbero dovute confluire una messe di informazioni: “sulla professione degli amministratori, sulle cariche rivestite nell'ambito di ditte e aziende private e strutture convenzionate, sugli eventuali rapporti di parentela o di affinità con titolari o amministratori di ditte o strutture private che abbiano rapporti con la Provincia” e quelle relative “agli aspetti penali individuali con particolare riguardo a condanne riportate anche col patteggiamento, rinvio a giudizio, informazioni di garanzia e ad ogni altro pronunciamento giudiziario”.
Anche qui nessun segno di vita. E la legalità rimane sulla carta.

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