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22 maggio 2012
Reggio Calabria. «Dopo tanti anni di carriera criminale ho fatto il resoconto della mia vita. Ho capito che dovevo cambiare quando sono nate le mie figlie. Quando le prendevo in braccio ero orgoglioso di me stesso e allo stesso tempo mi vergognavo perchè pensavo che facevo male ai figli degli altri. Pensavo che distruggevo le famiglie e facevo piangere anche i bambini». Con queste parole il pentito Consolato Villani ha spiegato nell'udienza di oggi, al processo contro la cosca Lo Giudice, i motivi che lo hanno indotto a collaborare con la giustizia. «Porto lo scrupolo dei carabinieri morti», ha aggiunto ricollegandosi a un attentato che costò la vita ai due militari dell'Arma Fava e Garofalo, avvenuto a Scilla nel 1994. «Odio la vita che ho fatto fino a poco tempo fa», ha aggiunto. Poi si è rivolto direttamente agli imputati detenuti che lo ascoltavano nell'aula bunker. «Anche se mi ingiuriate e ce l'avete con me, statemi a sentire. Collaborate, toglietevi gli scrupoli. È una cosa che capirete da grandi. Guardate i vostri figli quando vengono a trovarvi e chiedetevi se vi sentite bene o no», è l'invito rivolto da Villani. Il collaboratore ha aggiunto che «mi ha fatto male accusare i miei familiari (è il cugino in primo grado di Antonino Lo Giudice, ndc) ma mi sento orgoglioso».

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