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4 maggio 2012
Palermo. «Il maresciallo Canale mi sollecitò piu» volte di parlare con il giudice Borsellino e dirgli di stare più attento e che non si doveva fidare dei Carabinieri del Ros di Palermo perchè erano pericolosi. Ma io non lo avrei fatto«. È il racconto in aula del giudice Alessandra Camassa, sentita in aula come teste al processo al generale Mario Mori a Palermo, accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Il maresciallo Carmelo Canale è un sottufficiale dei Carabinieri. Stretto collaboratore di Borsellino, coinvolto in un processo per mafia ma definitivamente prosciolto da ogni accusa. »Canale era molto amico del giudice Borsellino - racconta la Camassa - il rapporto andava al di là di quello lavorativo«. Il magistrato però alla domanda del pm Nino Di Matteo se Canale le avesse fatto i nomi del generale Subranni e del generale Mori parlando dei Ros, non sa rispondere. Mentre nel 2009 nella deposizione davanti ai magistrati della Dda aveva fatto i nomi di Mori e di Subranni. »Forse quando lessi il nome di Subranni sui giornali - dice in aula - ricollegai il nome a Canale e feci una sovrapposizione di nomi. È molto verosimile dopo una riflessione piu« ponderata. Il mio ricordo è di sovrapposizioni».
«Il giudice Borsellino aveva una predilizione per i Carabinieri, ecco perchè non avrei mai riferito quello che mi chiedeva il maresciallo Canale - ha proseguito il giudice Camassa in aula nel controesame della difesa - lo stesso Canale aveva detto a Borsellino che si fidava troppo dei Ros. Io comunque decisi di non dire nulla a Borsellino perchè non so che reazione avrebbe avuto».

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