4 maggio 2012
Palermo. «Ricordo che il giudice Borsellino si alzò dalla sedia, si distese a un certo punto sul divano e scoppiò a piangere, anzi direi a lacrimare in modo evidente. E ci disse: 'Non posso credere, non posso credere che un amico mi abbia potuto tradire'. Io e il collega Massimo Russo siamo rimasti sorpresi. E calò imbarazzo. Non ebbi la forza di chiedere a chi si riferisse e volli cambiare anzi argomento». Così il giudice Alessandra Camassa, oggi Presidente di sezione al Tribunale di Palermo, racconta l'incontro avvenuto con il giudice Paolo Borsellino un mese prima di morire, «intorno a fine giugno del '92», deponendo come testimone al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Lo sfogo è stato raccolto dal giudice Camassa, che all'epoca era un giovane pm della Procura di Marsala (Trapani) insieme con il collega Massimo Russo, oggi assessore regionale siciliano, nell'ufficio del giudice Borsellino che all'epoca era Procuratore aggiunto a Palermo. «Non ci aspettavamo questo sfogo - racconta in aula la Camassa rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo -Era un uomo all'antica e non pensavamo di poterlo vedere piangere. Mi sorprese vederlo piangere. Ebbi la sensazione di avere davanti una persona che avesse ricevuto una notizia poco prima». E ancora: «Ritenni che fosse uno sfogo personale non tanto legato all'autorità giudiziaria. Se fossi stata chiamata all'epoca lo avrei raccontato. Non è un ricordo che mi è sovvenuto solo adesso. L'ho mantenuto perchè nel tempo mi incontravo con Massimo Russo e dicevo: 'ricordi quella volta?'. Insomma non l'ho mai dimenticato». Alessandra Camassa rivide per l'ultima volta Borsellino il 4 luglio «quando venne a Marsala per salutare i colleghi con cui aveva lavorato fino al febbraio del '92».
Rispondendo poi, durante il controesame alle domande dell'avvocato di Mori e Obinu, Basilio Milio, il giudice Alessandra Camassa ha ribadito: «se l'avessi capito di chi parlava il giudice Borsellino quando parlava di un amico che lo aveva tradito, lo avrei raccontato subito». Parlando dei suoi rapporti con il giudice Borsellino ha ribadito: «forse per una comunanza di carattere si era creato tra noi subito un rapporto di amicizia, si era creato un rapporto di particolare affetto e legame e la nostra frequentazione andava al di là del rapporto professionale». Nel febbraio del '92 Borsellino lasciò la Procura di Marsala, dove lavorava all'epoca la Camassa e fu nominato Procuratore aggiunto di Palermo. «Ma io ero applicata alla Dda, nata l'anno prima - dice ancora - e quindi almeno una volta la settimana venivo alla Procura di Palermo per seguire ulteriori atti di indagine e per riferire notizie di indagine al dottor Borsellino. Anche dopo la strage di Capaci. Lo vidi per l'ultima volta il 4 luglio '92». E sul pianto di Borsellino che si distese sul divano: «Ho pensato che fosse uno sfogo personale, chiedergli a chi si riferisse mi sembrava un'invasione. Tanto è vero che volli cambiare argomento perchè ero in imbarazzo così come il collega Massimo Russo».
Adnkronos