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4 maggio 2012
Palermo. I magistrati Alessandra Camassa e Massimo Russo, oggi assessore tecnico della Giunta siciliana, saranno ascoltati questa mattina al processo a carico del prefetto Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, imputati per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Provenzano nel 1995. I due pm poco prima che Borsellino venisse ucciso, nel luglio del 1992, ascoltarono uno sfogo del giudice che disse ai colleghi che era stato «tradito». Sul banco dei testimoni salirà anche Nicola Cristella, ex caposcorta del numero due del Dap, Francesco Di Maggio che dovrà riferire di una telefonata ricevuta da Di Maggio da parte dell'allora ministro Calogero Mannino che gli avrebbe fatto pressioni finalizzate ad attenuare il carcere duro ai boss. Le testimonianze dei tre testi ruotano tutte attorno alla trattativa tra Stato e mafia di cui Mori sarebbe stato tra i protagonisti e la cui esistenza Borsellino avrebbe scoperto prima di essere ucciso. Tra gli oggetti del patto stretto tra parte delle istituzioni e Cosa nostra, oltre all'impunità del boss Bernardo Provenzano, garantita secondo l'accusa anche da Mori, concessioni sul 41 bis: in cambio la mafia avrebbe offerto la cessazione delle stragi.

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