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19 aprile 2012
Palermo. Pietro Fascella, ritenuto uomo d'onore vicino al boss Vittorio Mangano, «tra il 19 ottobre del 1981 al 3 luglio del 1982 è stato agli arresti domiciliari e mai in carcere». Lo ha detto il colonnello Francesco Gosciu deponendo oggi, davanti alla Corte d'assise di Palermo, al processo per l'omicidio del chirurgo vascolare Sebastiano Bosio, ucciso da Cosa nostra il 6 novembre 1981 sotto il suo studio davanti agli occhi della moglie. Nella breve udienza di oggi, perchè alcuni testi non si sono presentati, sono state elencate date di ricoveri, cartelle cliniche, perizie balistiche. L'unico imputato del processo è il boss Antonino Madonia, soprannominato 'u dutturì (il dottore ndr), ritenuto sia mandante che esecutore dell'omicidio di mafia. Le indagini sul caso Bosio erano state archiviate due volte. È stata la tenacia del Procuratore aggiunto di Palermo Ignazio De Francisci e quella del pubblico ministero Lia Sava a fare riaprire il caso sulla base anche delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. A parlare di Fascella era stato, in una delle ultime udienze, un altro pentito, Francesco Di Carlo, che aveva ricostruito davanti ai giudici della Corte d'assise, presieduti da Alfredo Montalto, l'episodio che avrebbe portato Bosio alla morte: «So che il professore Bosio si era accanito a operare un certo Pietro o Pino Fascella. Uscì una voce in Cosa nostra che il medico aveva curato questo Fascella, un mafioso della famiglia di Santa Maria di Gesù, ferito in un conflitto a fuoco dai poliziotti a Villagrazia. Venne colpito a un piede e gli fu amputato. Secondo i mafiosi non c'era bisogno di amputarglielo, il dottore lo avrebbe fatto perchè era contro Cosa nostra e quindi doveva essere eliminato».Lo stesso Di Carlo aveva anche detto che Bosio fu eliminato perchè fu l'unico tra tanti medici a restare inavvicinabile. Nell'udienza di oggi il colonnello Gosciu, che aveva condotto le indagini dopo la riapertura dell'indagine, ha ricordato che sono stati acquisiti dalla dda gli atti per accertare «dove fosse detenuto tra l'81 e l'82 Pietro Fascella». Poco prima di Gosciu è stato ascoltato anche il capitano dei Carabinieri Fabrizio Cappelletti. Presente oggi in aula anche la vedova del chirurgo ucciso, che con le figlie Lilli e Silvia, si è costituita parte civile. Parte civile anche l'Ordine dei medici, rappresentato dall'avvocato Mauro Torti. Il processo è stato rinviato al prossimo 10 maggio per ascoltare altri testi.

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