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24 febbraio 2012
Palermo. «Non ho mai avuto conoscenza di una trattativa tra lo Stato e Cosa nostra, nessuno me ne aveva mai parlato e se qualcuno lo avesse fatto mi sarei opposto e ne avrei parlato con il Presidente della Repubblica e con il il Presidente del Consiglio e avrei chiesto un dibattito in Consiglio dei ministri». Lo ha detto l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino deponendo al processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. L'ex Presidente del Senato, che ha ricoperto la carica di ministro dell'Interno dal 28 giugno 1992, dopo la strage di Capaci, al 1994 ha poi ribadito che «non si era mai parlato di una trattativa tra lo Stato e la mafia neppure durante il Comitato per l'ordine e la sicurezza, alla presenza del Capo della Polizia». Mancino, rispondendo ancora alle domande del legale di Mori e di Obinu, l'avvocato Basilio Milio, ha detto di non avere mai sentito fare il nome del 'signor Carlo' o del 'signor Franco', l'uomo dei servizi segreti che, secondo quanto raccontato ai magistrati da Massimo Ciancimino, avrebbe fatto da 'mediatorè tra le istituzioni e Cosa nostra per condurre la cosiddetta trattativa tra lo Stato e i boss dopo le stragi mafiose del '92. Alla domanda se aveva mai saputo di incontri avvenuti, nel '92, tra ufficiali dei Carabinieri e Vito e Massimo Ciancimino, ha replicato: «Ne ho avuto conoscenza dalla stampa, non da conoscenze interpersonali».

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Mancino: ''Mai conosciuto Borsellino ma non escludo di avergli stretto la mano"

24 febbraio 2012
Palermo. «Non ho mai conosciuto il giudice Paolo Borsellino ma non escludo di avergli stretto la mano perchè il primo luglio del '92, quando mi insediai da ministro dell'Interno, c'era una folla strabocchevole, se mi consentite questo termine». Lo ha detto l'ex ministro dell'Interno Naicola Mancino, deponendo al processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinut, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. «Quel giorno - ha aggiunto - c'erano tanti amici venuto in borghese il giorno del mio insediamento per farmi le congratulazioni per il mio nuovo incarico», ha proseguito Mancino. Secondo una ipotesi della procura di Palermo, proprio in quei giorni Borsellino avrebbe avuto notizia di una trattativa fra pezzi dello Stato e Cosa nostra e si sarebbe opposto. E per questo potrebbe essere stato ucciso in via d'Amelio il 19 luglio del 1992. L'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino ricorda poi, nel corso del controesame condotto dal Procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal pm Nino Di Matteo, una telefonata ricevuta nel pomeriggio del suo insediamento al Viminale, l'1 luglio del 1992, dall'allora capo della Polizia Vincenzo Parisi che gli aveva chiesto se poteva incontrare il giudice Paolo Borsellino. «Parisi mi disse: 'ha niente in contrario se viene a salutarla il giudice Borsellino?' e io risposi: 'ne sarò ben lietò, purtroppo non ricordo poi quest'incontro. Non ho mai escluso di averlo mai incontrato e di non avergli stretto la mano. Ma non lo ricordo nella maniera più assoluta». «Ma quel giorno - ricorda ancora Mancino - c'erano alla cerimonia di insediamento almeno quattro-cinquecento persone. Per farlo diventare certezza, mi devo rifare alle dichiarazioni rese ai magistrati al giudice Vittorio Aliquò (che quel giorno si recò al Viminale con Borsellino ndr) che ha riferito: 'entrai con Borsellino ma ci fu solo una stretta di mano e non abbiamo avuto la possibilità di parlare». Nel corso della sua lunga deposizione, l'ex ministro dell'Interno ha poi ricordato quanto detto dal pentito Gaspare Mutolo ai magistrati. Mutolo fu interrogato da Borsellino proprio il primo luglio del 1992 alla Dia di Roma. Il collaboratore, nel suo primo interrogatorio, riferì a Borsellino di collusioni tra mafia e apparati dello Stato e fece i nomi di un magistato, Domenico Signorino, poi morto suicida e di un funzionario del Sisde, Bruno Contrada, questioni che però avrebbe approfondito in seguito. Ma Borsellino si dovette allontanare dalla Dia per recarsi al Viminale per l'insediamento di Mancino. Mancino ha così ricordato le parole di Mutolo secondo cui al suo ritorno dal Viminale, Paolo Borsellino «sembrò molto preoccupato e Mutolo gli chiese se non fosse contento di avere salutato il ministro Mancinò ma Borsellino gli rispose: 'ma che Mancino, ho incontrato Contrada e a quel punto - racconta ancora Mancino - Borsellino chiese a Mutolo di dire quello che sapeva su Contrada». Su quest'incontro la nebbia è molto fitta, perchè il giudice Vittorio Aliquò ricorda due telefonate del Capo della Polizia a Borsellino e ricorda di averlo accompagnato personalmente al Ministero. Ricorda di aver anche incontrato sia Parisi che il neo-ministro Mancino, ma non rammenta un incontro con Contrada.

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"Mai opposto al 41 bis"

24 febbraio 2012
Palermo. «Non mi sono mai opposto al 41 bis, il carcere duto, nè ho mai avuto un atteggiamento di riserva alla sua approvazione ma il mio atteggiamento è stato di piena adesione». Lo ha detto l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino continuando a deporre al processo Mori a Palermo. Parlando ancora del carcere duto approvato dopo la strage di via D'Amelio, Mancino ha ribadito: «qualunque ipotesi di attenuazione per il 41 bis poteva essere una resa».

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