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sandri-pierantonio-webdi Rosario Cauchi - 23 febbraio 2012
L'uomo, oggi collaboratore di giustizia , ha confessato il delitto del diciottenne rapito e ucciso.
Prosegue a produrre condanne la vicenda dell'omicidio dello studente di Niscemi Pierantonio Sandri. Il diciottenne venne rapito e trucidato diciassette anni fa: i suoi resti furono ritrovati solo nel 2009 nelle campagne della cittadina nissena.
Il giudice delle indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Catania Alessandra Chierego ha inferto una condanna a sedici anni di reclusione ad uno dei killer del giovane. Si tratta del trentaduenne Giuliano Chiavetta: un tempo, giovane rampollo della mafia niscemese ed oggi, invece, collaboratore di giustizia. Fu proprio Chiavetta a confessare il delitto.
 Una sentenza che arriva poco dopo la morte di Ninetta Burgio, la "madre coraggio" che per tanti anni non ha mai smesso di chiedere e cercare la verità sulla morte del figlio, Pierantonio Sandri, la cui memoria è stata sottratta all'oblio del tempo da questa continua azione di denuncia
Pierantonio era considerato testimone scomodo di un attentato incendiario messo a segno tra le vie di Niscemi. C'era timore che il ragazzo potesse raccontare in giro quello che aveva visto: un affiliato al gruppo di Cosa Nostra che dava alle fiamme un'auto parcheggiata in strada.
Giuliano Chiavetta, dopo aver scelto di collaborare, ha indicato elementi molto importanti per risalire a quell'omicidio che fece molto discutere. Decisivo, inoltre, è  stato l'apporto dato ai magistrati dall'ex capo di Cosa Nostra niscemese Antonino Pitrolo. Il killer era stato alunno proprio della madre della sua vittima: destini che si incrociarono generando un efferato omicidio.
Ninetta Burgio, recentemente scomparsa, non ha mai voluto dimenticare. Alla sbarra, insieme a Giuliano Chiavetta, c'era il trentatreenne Salvatore Cancilleri. Stando agli inquirenti, anche lui avrebbe fatto parte del commando che sequestrò ed uccise Sandri. Il gup di Catania, però, lo ha prosciolto per non aver commesso il fatto.

Tratto da: liberainformazione.org

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