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7 febbraio 2012
Palermo. Il generale dei carabinieri Antonio Subranni ha ribadito al pm di Palermo Francesco Del Bene, che lo ha interrogato per circa un'ora e mezza, la «correttezza del suo operato» riguardo alle indagini sulla morte di Peppino Impastato. Nel 1978, infatti, Subranni era comandante del reparto operativo di Palermo e in questa veste indagò sull' omicidio del militante di Democrazia Proletaria. L'inchiesta sulla morte di Impastato è stata riaperta a fine ottobre. Diverse finora le persone sentite dai magistrati tra cui alcuni carabinieri che indagarono sulla morte dell' attivista. Per l'omicidio sono stati condannati come mandanti Vito Palazzolo, a 30 anni, e Gaetano Badalamenti all'ergastolo. Entrambi morirono prima dell'appello. Il Centro Impastato, alcuni mesi fa aveva mandato una lettera alla Procura denunciando «il depistaggio» sulle indagini per l'omicidio Impastato. «Il depistaggio - scrive il centro - ha due attori principali: il procuratore capo del tempo, Gaetano Martorana, che nel fonogramma redatto subito dopo il ritrovamento dei resti del corpo di Peppino Impastato, parlava di 'attentato alla sicurezza dei trasporti mediante esplosione dinamitardà, e l'allora maggiore dei carabinieri Subranni. Un'indagine seria deve partire dall'accertamento delle responsabilità di questi due personaggi». Secondo la relazione della Commissione parlamentare antimafia, la mattina del 9 maggio 1978, poche ore dopo il ritrovamento dei resti del corpo di Giuseppe Impastato, il procuratore capo Gaetano Martorana ha mandato al procuratore generale di Palermo un fonogramma in cui si parla di un attentato «alla sicurezza dei trasporti mediante esplosione dinamitarda» messo in atto da Peppino Impastato che si sarebbe così suicidato. Questa «falsa pista», dice il centro Impastato, sarebbe stata seguita dall'allora maggiore Subranni.

ANSA

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