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20 gennaio 2012
Palermo. «La mia sostituzione al ministero dell'Interno con Nicola Mancino nel giugno del '92? Ho cercato di non darmi una spiegazione». Lo ha detto l'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti, prima di uscire dal Palazzo di Giustizia di Palermo, parlando con i giornalisti che gli chiedevano se si è mai dato una spiegazione sul cambio improvviso al ministero dell'Interno con Nicola Mancino, il 29 giugno 1992. «Fu una decisione non logica dal punto di vista istituzionale nella lotta alla mafia. Io non ho alcun elemento concreto, ma solo sensazioni politiche. Ci sono diversi punti interrogativi che restano». E su Nicola Mancino: «È una persona rispettabilissima, io non pongo un problema personale ma politico, del merito. Parliamo di una sostituzione avvenuta nel momento di maggiore scontro con la mafia», cioè dopo la strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone e tre agenti della scorta. «Le spiegazioni che posso darmi -ha detto ancora Scotti- non possono interessare l'autorità giudiziaria».

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Scotti: "Nel '92 vertici istituzionali sottovalutarono Cosa Nostra''

20 gennaio 2012
Palermo. «Nel '92 ho avuto la sensazione di una sottovalutazione del fenomeno mafioso, anche ai vertici istituzionali del nostro Paese». Lo ha detto l'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti deponendo al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano. Scotti trae spunto da un articolo pubblicato il 21 giugno 1992 per un quotidiano e che oggi è stato letto in aula dal pm della Dda di Palermo Antonino Di Matteo. In quell'intervista Scotti replicava a quei politici che lo avevano criticato per avere lanciato un allarme su possibili attentati dopo l'omicidio dell'europarlamentare Salvo Lima avvenuto nel marzo 1992 a Palermo. «Questo allarmismo non nasconde una voglia di potere», si legge tra i passaggi dell'intervista. E ancora: «Non andrò più a Palermo a raccogliere monetine e insulti», come è accaduto ai funerali di Giovanni Falcone«. Alla domanda del pm Di Matteo a chi si riferisse, Scotti ha replicato:»Era rivolto a tutti, anche ai vertici istituzionali del nostro paese. Sono andato dai vertici del mio partito, del Psi Craxi, del Psdi e parlai anche con Luciano Violante. Dissi a tutti loro che non si potevano chiudere gli occhi davanti a quello che stava accadendo nel paese -ha spiegato ancora Scotti al magistrato- ho avuto la sensazione generale di una sottovalutazione del fenomeno. Ero accusato di cercare potere e non potevo che reagire dicendo che c'era una sottovalutazione della situazione. È un'accusa complessiva e non individuale«.

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