6 dicembre 2011
Palermo. Il documento del 26 giugno del '93 con cui il Dap suggeriva di fare scadere i 41 bis per oltre 300 mafiosi di media pericolosità e ridurre del 10 per cento i provvedimenti di carcere duro per i boss irriducibili è stato al centro dell'interrogatorio del capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria dell'epoca Adalberto Capriotti. Sentito dai pm di Palermo che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia sulla nota da lui sottoscritta, l'ex magistrato ha riferito di «aver trovato un documento praticamente già pronto» a pochi giorni dalla sua nomina avvenuta a fine maggio del 93. Appena arrivato, dopo una nomina inattesa comunicatagli da un uomo vicino all'allora capo dello Stato Scalfaro, Capriotti sarebbe stato messo davanti al fatto compiuto. L'ex capo del Dap ha fatto capire ai pm che a gestire tutta la vicenda fu il suo vice, Francesco Di Maggio, un personaggio chiave, secondo i pm, nella trattativa nominato ad hoc da Scalfaro che lo fece dirigente generale dello Stato per consentirgli di avere i titoli necessari all'incarico. Di Maggio nel frattempo è morto. «Di Maggio era intoccabile» avrebbe detto Capriotti ai pm.
ANSA