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24 novembre 2011
Palermo. Anche un'invocazione divina banale come 'Dio vede e provvedè, se pronunciata da un boss del calibro di Bernardo Provenzano, può assumere il sapore di un'intimidazione. Così almeno ritiene la procura di Parma che ha notificato al padrino di Corleone, pluriergastolano, un avviso di chiusura dell'indagine per minaccia proprio per avere così commentato la decisione del direttore del carcere di Parma di punirlo per un comportamento ritenuto poco regolare. Deferito al Consiglio di disciplina dell'istituto di pena in cui si trova al 41 bis, il capomafia, appreso che il direttore aveva deciso di sanzionarlo - nell'atto del pm non risulta in cosa Provenzano avesse violato le regole del penitenziario - ha così esclamato: «È soddisfatto? È in pace con la sua coscienza? In quanto Dio vede e provvede». «Una frase dal significato inequivocabilmente intimidatorio - si legge nell'avviso di chiusura dell'indagine - in considerazione della sua elevata pericolosità sociale desumibile dal comprovato inserimento in contesti di criminalità organizzata e dai gravissimi reati a lui ascritti». Al boss, condannato per decine di omicidi e per le stragi del '92 e del '93, si contesta «l'avere minacciato un corpo amministrativo o comunque una pubblica autorità costituita in collegio per impedirne o turbarne l'attività». Bernardo Provenzano, 79 anni il prossimo 31 gennaio, arrestato nell'aprile 2006 dopo 43 anni di latitanza, è detenuto a Parma da alcuni mesi. Le sue gravi condizioni di salute hanno consentito al suo legale, l'avvocato Rosalba Di Gregorio, di farlo trasferire da Novara all'istituto di pena emiliano che disponeva di un centro clinico, ora chiuso. Oltre a una recidiva del cancro, all'ischemia che gli ha seriamente danneggiato il cervello, il vecchio mafioso non sarebbe più in grado di gestirsi da solo. Una realtà che nei mesi scorsi spinse il suo difensore a chiedere che al boss vengano assicurate condizioni di vita carcerarie adatte alla sua situazione sanitaria. Il capomafia è noto per la sua «religiosità», nel covo in cui venne arrestato la polizia trovò un quadro dell'Ultima Cena, due dipinti raffiguranti la Madonna, decine di rosari in bagno, tre bibbie, un calendario di padre Pio, un libro di preghiere e 91 santini tre dei quali con Cristo in croce e la scritta «Gesù confido in te». Decine, poi, le citazioni bibliche e i riferimenti a Dio trovati nei pizzini scritti dal capomafia che alternava diktat criminali a benedizioni e invocazioni religiose.

ANSA

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