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11 novembre 2011
Palermo. La cosiddetta trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra entra formalmente nel processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, entrambi imputati per favoreggiamento aggravato a cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nell'ottobre '95. I pm del processo, che si celebra davanti al tribunale di Palermo, hanno contestato ai due imputati nuove aggravanti del capo di imputazione. In particolare, Mario Mori è accusato di avere fatto un accordo con cosa nostra secondo cui «in cambio della cessazione della strategia stragista di cosa nostra, prevedeva la concessione di benefici di varia natura all'organizzazione criminale ed il protrarsi della latitanza di Bernardo Provenzano, garante mafioso dell'accordo». È quanto si legge nella circostanza aggravante presentata oggi dai pm Antonio Ingroia e Antonino Di Matteo al processo. Per entrambi gli imputati, oggi assenti, viene contestata «l'ulteriore aggravante per avere commesso il fatto con abuso dei poteri e con violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione da loro rispettivamente ricoperta». Per la prima volta viene formalmente contestato il presunto accordo tra Stato e Cosa Nostra in un processo. In altre parole, a Mori viene contestato non solo il favoreggiamento per la latitanza per Provenzano, ma l'esecuzione di un «accordo in cambio della cessazione delle stragi». Nell'udienza di oggi i pm Antonio Ingroia e Antonino Di Matteo hanno poi chiesto di depositare nuovi atti istruttori. Tra questi due interrogatori resi da Agnese Piraino Leto, la vedova del giudice Paolo Borsellino nel dicembre 2009 e nel gennaio 2010 ai magistrati di Caltanissetta e trasmessi nei giorni scorsi alla Procura di Palermo. Sempre oggi è stato chiesto il deposito dell'interrogatorio di Sebastiano Ardita, il direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, sentito nei giorni scorsi come persona informata dei fatti dai magistrati che indagano sulla trattativa. L'udienza è stata rinviata al prossimo 9 dicembre per sentire il parere della difesa del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, entrambi assenti nell'udienza di oggi.

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