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di AMDuemila - 13 ottobre 2011
Palermo.
I beni dell’imprenditore nisseno Pietro Di Vincenzo vanno confiscati. A ribadirlo durante la sua requisitoria è stato il procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato nell’ambito del processo che si celebra in Corte d’Appello per la confisca dei beni (valore stimato in 265 milioni di euro ndr), all’ex presidente di Confindustria di Caltanissetta e dell’Ance Sicilia. Per il procuratore generale, Di Vincenzo faceva parte di un sistema mafioso e sarebbe stato favorito dalla sua vicinanza con l’ex ministro di Cosa Nostra Angelo Siino. Stessa richiesta è stata avanzata dal Pg Franca Imbergamo. La Corte ha rigettato invece la richiesta avanzata dalla difesa di Di Vincenzo, sostenuta dall’avvocato Gioacchino Genchi, di ammettere nuovi atti. Attualmente Pietro Di Vincenzo è detenuto al carcere “Pagliarelli” di Palermo.
L’imprenditore è stato arrestato a giugno del 2010 nell’ambito di un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza. Attualmente è sotto processo con l’accusa di estorsione nei confronti dei suoi dipendenti (intestazioni fittizie dei libretti al portatore) oltre che per la ricettazione di un fonogramma, in cui era contenuto l’elenco dei beni che il Gico si apprestava a sequestrargli.

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