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11 ottobre 2011
Palermo.
La Procura di Palermo ha chiuso l'indagine aperta dopo il ritrovamento di 17 candelotti di dinamite, sotterrati nel giardino di casa di Massimo Ciancimino, a carico dello stesso Ciancimino e di un amico del figlio dell'ex sindaco mafioso, Giuseppe Avara.  I pm delle Dda Nino Di Matteo e Paolo Guido hanno notificato a entrambi gli indagati l'avviso di chiusura dell'inchiesta, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Ciancimino, agli arresti domiciliari con l'accusa di aver calunniato l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, fece ritrovare l'esplosivo che, disse agli inquirenti, lui stesso aveva sotterrato in giardino. Sulla provenienza della dinamite, che gli sarebbe stata consegnata da un individuo mai identificato a scopo di minaccia, Ciancimino si è più volte contraddetto, sostenendo in un primo momento di averla ricevuta a Palermo, poi, smentito dalle videocamere piazzate davanti alla casa, dicendo che gli era stata recapitata nella sua casa di Bologna e che poi lui stesso l'aveva portata nel capoluogo siciliano. Piena di contraddizioni anche la versione della storia data dal coindagato che, su richiesta di Ciancimino, avrebbe buttato via parte della dinamite. Avara avrebbe infatti mentito sul luogo in cui si sarebbe disfatto della dinamite indicando ai magistrati due luoghi differenti. Contraddizioni che gli sono costate un mese di arresti domiciliari. Entrambi gli indagati potrebbero scegliere la strada del patteggiamento.

ANSA

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