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Ombre e misteri dietro la strage del Dc-9 Itavia. Un’azione militare aerea ha portato alla morte di 81 persone

La strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980, continua a rimanere un mistero senza colpevoli accertati. A distanza di quasi 45 anni, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’ultima inchiesta giudiziaria, dichiarando l’impossibilità di individuare i responsabili dell’abbattimento del Dc-9 Itavia. Tuttavia, nella richiesta dei magistrati rimane confermata la ricostruzione di un evento drammatico: nei cieli di Ustica quella notte si verificò un’azione militare, una vera e propria battaglia aerea, che portò alla tragedia. Esclusa definitivamente la pista della bomba o di un attentato terroristico, l’ipotesi più accreditata, per il momento, rimane quella di un missile o di una manovra estrema di caccia militari, che si intrecciarono pericolosamente con la rotta del volo civile Bologna-Palermo. Nonostante le numerose indagini condotte negli anni, l’Italia non ha mai ottenuto una collaborazione trasparente da parte degli altri Paesi coinvolti nella vicenda. Le richieste d’informazioni inviate a Francia e Stati Uniti hanno ricevuto risposte spesso incomplete, imprecise o addirittura fuorvianti. Le autorità italiane hanno presentato almeno 63 rogatorie internazionali nel tentativo di ottenere prove concrete, ma senza successo. Per esempio, gli Stati Uniti hanno sempre dichiarato che la loro portaerei presente nel Mediterraneo quella notte aveva i radar spenti, una spiegazione che ha sollevato molti dubbi. Anche la Francia ha fornito risposte contraddittorie: inizialmente dichiarò che la base militare di Solenzara, in Corsica, era chiusa il 27 giugno 1980, ma successivamente questa affermazione venne smentita da testimoni oculari. Tra le ipotesi più accreditate, quella di un caccia militare, forse impegnato in un’operazione di attacco o di difesa, che potrebbe essersi nascosto nella scia dell’aereo di linea per sfuggire a un radar o a un missile nemico. Durante una manovra di emergenza, la vicinanza estrema tra i due velivoli potrebbe aver provocato un’onda d’urto tale da spezzare la fusoliera del Dc-9, portando al suo disastroso schianto in mare. Alcuni testimoni, tra cui esperti radaristi, hanno confermato la presenza di “aerei fantasma” nei cieli di Ustica quella sera, caccia militari che non furono registrati ufficialmente ma che risultano visibili nei tracciati radar dell’epoca. Oggi, dopo decenni di indagini e processi, l’archiviazione dell’ultima inchiesta lascia i familiari delle vittime senza giustizia. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’ultimo anniversario della strage, ha ribadito che l’Italia non smetterà di chiedere la verità, appellandosi ai Paesi alleati affinché collaborino in modo trasparente. Ma il tempo passa, e il rischio è che la strage di Ustica rimanga per sempre un mistero irrisolto, avvolto in un intreccio di segreti militari e reticenze diplomatiche.

 

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