Le parole del procuratore di Napoli a La Stampa e “Accordi & Disaccordi”
“È stata la prima volta da quando ricopro un ruolo istituzionale che non partecipo ad una inaugurazione dell'anno giudiziario, ma ritengo troppo gravi le accuse che sono state fatte contro la magistratura. Non me la sono sentita di rispettare il protocollo”. Così Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, in un'intervista a La Stampa rilasciata all’indomani dello sciopero indetto dall’Anm. ''Credo che dobbiamo tutti ringraziare il ministro Nordio perché è riuscito a fare quello che nessuno era riuscito a fare: rendere unita e compatta la magistratura. Non ci speravo più, era dalla epoca delle stragi che non accadeva. Grazie a lui ora tutti i magistrati, iscritti a correnti e non, penalisti, civilisti sono uniti e compatti come mai prima'' ha continuato il magistrato. Se in merito all’unione Gratteri “ringrazia”, sulla separazione delle carriere i toni sono di tutt’altro tipo. ''Serve per indebolire il pubblico ministero - ha continuato -. Spesso si grida allo scandalo e si invoca la separazione delle carriere dopo un'assoluzione eccellente. Ma scusate: se il giudice ha assolto che senso ha la separazione delle carriere? Lo avrebbe solo se condannasse e si scoprisse che si è messo d'accordo con il pm, in quanto colleghi. Al contrario, l'assoluzione, eccellente o meno, è sintomatica dell'autonomia del giudice rispetto al pubblico ministero''.
Gratteri non ha usato mezzi termini nemmeno durante l’intervista ad “Accordi & Disaccordi”, programma condotto da Luca Sommi su TvLoft (in onda su Nove). “Si stanno facendo riforme che non servono e non contribuiscono a migliorare la giustizia per i cittadini”, ha sottolineato in riferimento alle riforme Nordio e Cartabia. Il procuratore di Napoli non ha risparmiato nemmeno Antonio Di Pietro. L’ex magistrato, volto storico dell’inchiesta Mani Pulite, nei giorni scorsi ha dichiarato che “prevedere che l’accusa e il giudice siano della stessa famiglia è un controsenso. Le carriere unite significa che giudice e pm fanno parte della stessa squadra, dello stesso ceppo. Ma così come in una partita di calcio l’arbitro e il giocatore non possono far parte della stessa squadra, anche nel nostro sistema processuale giudici e pm non dovrebbero percorrere la medesima carriera”.
“Perché se ne parla dopo 30 anni? - ha risposto Gratteri a Luca Sommi - Dov’era 30 anni fa quando andava a trovare il gip non lo sapeva? Mi sembra un po’ ipocrita oggi, dopo Tangentopoli, dire queste cose. Di Pietro come pensa di ‘risolvere’ l’avvocato che invita i magistrati nella villa o i magistrati che vanno con gli avvocati a pranzo o a cena, magari anche prima del processo? Come la risolviamo, con la separazione delle carriere? La separazione delle carriere è già in atto rispetto a quando Di Pietro faceva il pm. Al tempo se lui sceglieva di fare il giudice nello stesso palazzo di Milano bastava che scendesse di un piano. Oggi, non so se Di Pietro lo sa, per fare il giudice o il pm bisogna cambiare regione. E forse non sa anche che oggi su 400 posti solo 2 o 3 chiedono di cambiare funzione”.
Gratteri ha evidenziato come la necessità di separare le carriere, numeri alla mano, risponda in realtà a un problema inesistente. Secondo il Csm, infatti, negli ultimi 5 anni su 9300 magistrati i pm passati a funzione giudicante sono solo lo 0,83%, viceversa invece i numeri sono ancora inferiori: 0,21%. “Quindi andiamo a cambiare la Costituzione per non avere la commistione riguardante una percentuale inferiore al 2% di chi è in magistratura. Questa cosa mi sembra illogica e mi puzza”, ha chiosato il procuratore di Napoli.
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