Nei giorni scorsi si è tanto discusso della “autonomia differenziata” perché la Corte Costituzionale si è pronunciata sul ricorso inoltrato dalle regioni Puglia, Sardegna Toscana e Campania che avevano sollevato problemi di costituzionalità inerenti alla cosiddetta <legge Calderoli> (chè, solo lui poteva scriverla così). Invero la Consulta non ha ritenuto fondatamente incostituzionale l’intera legge bensì solamente sette questioni che però costituiscono punti ben rilevanti rispetto all’intera norma.
Questa circostanza dunque apre un aspro dibattito sia in Parlamento che nella società civile, più di quanto ci si potesse immaginare.
Adesso spetta al Parlamento nell’esercizio della sua discrezionalità intervenire per sistemare, ove possibile, le carenze derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dai ricorrenti nel rispetto dei principi costituzionali in modo da assicurare la piena efficienza della legge.
Non voglio ora parlare dell’aspetto dei diritti con riguardo alle bocciature operate dalla Consulta. Altri esperti lo hanno già fatto, anche se con scarsi risultati. Per la verità, sbrogliare la matassa sotto il profilo giuridico, mi sembra molto arduo e, comunque, non è compito mio.
Mi pare più interessante fare il punto sull’aspetto politico; di quello che vuol dire questa pronuncia della Corte Costituzionale e di quali saranno le conseguenze. Inoltre qual è lo spirito di questa legge? Era così necessaria o si tratta piuttosto del preludio – magari anche in via sperimentale, valutando le reazioni delle singole parti – di un occulto programma di Governo che ci condurrà, senza tante cerimonie, alla totale autocrazia?
Sicuramente questa sentenza ha assestato un colpo fermo alla maggioranza; ha certamente estinto quella sicumera mostrata dall’impareggiabile Calderoli quando argomentava della sua legge dicendone mirabilie.
Diciamolo chiaramente che la sentenza della Consulta è stata una vera bocciatura. Infatti, anche se la Corte è intervenuta solo su alcuni punti, comunque l’intera legge ne ha risentito e si presenta del tutto smantellata.
Tutto da rifare, dunque!
“L’Italia è una e solidale” va ripetendo Conte. La riforma è “una minaccia per il principio fondamentale di uguaglianza tra tutti i cittadini”.
Calderoli, rosso di rabbia, getta acqua sul fuoco e minimizza, dichiarandosi in un momento di riflessione per decidere cosa fare. Invero a leggere la sentenza, si percepisce subito che non c’è proprio nulla da fare; sarebbe scandaloso se venisse riproposta una legge traboccante di correzioni ancor più evidenti degli errori stessi.
Ebbene, adesso bisognerà affrontare il problema del referendum; si farà o no? Proprio ieri la Corte di Cassazione si è pronunciata e ha dichiarato ammissibili i referendum sull’autonomia differenziata.
Bisognerà valutare bene la sentenza della Consulta che s’interseca con altri molteplici problemi che sta vivendo l’Italia e, se non per riflessi, l’intera Europa e gli Stati Uniti.
E, a proposito di States – giusto per rilevare come il caos non sia un fenomeno solo italiano - come si potrebbe sottacere lo scompiglio procurato dalle ingerenze nella politica attiva da parte di colui che si dice essere l’uomo più ricco del mondo.?
Non possiamo certo nascondere la preoccupazione nei confronti di quanto proferito da Elon Musk sull’Italia.
Ricordiamo tutti le pesanti frasi pronunciate da Musk all’indirizzo del nostro Paese, fra cui quella che invitava gli italiani a cacciare via i nostri magistrati.
Per fortuna i cittadini italiani possono ancora contare sulla determinazione e l’autorevolezza internazionale del nostro capo dello Stato il quale, dopo un troppo lungo silenzio di Giorgia Meloni – alla quale invero sarebbe toccato di intervenire per difendere la nostra sovranità – ha fatto sentire la sua prestigiosa voce pubblicamente avvertendo che “l’Italia è un grande Paese democratico e, devo ribadire che sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”.
Musk, con ancor più marcata arroganza, risponde a Mattarella – non prima di avergli manifestato tutta la sua stima – per ricordandogli il concetto del diritto della libertà di espressione, scritto sia nel primo emendamento americano che nella Costituzione italiana.
Non ci dobbiamo stupire del silenzio di Giorgia Meloni. C’era da aspettarsi questo comportamento oscuro e indefinibile. La sua amicizia con Musk è nota dappertutto e, per questo, è costretta a volare basso e mantenere un atteggiamento di quasi sudditanza. Adesso stiamo solo ad aspettare cosa succederà con l’avvento di Donald Trump che sembra avere conferito a Musk ampi poteri. Mattarella è chiarissimo e dice che “quello rivolto a Musk è un invito solenne a rispettare la nostra sovranità, specialmente da chi “è in procinto di assumere un alto ruolo di governo in un Paese amico e alleato”.
Eppure le interferenze di Musk non si fermano. Attacca nuovamente i giudici: “Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?”. Ovviamente non può che riferirsi al Tribunale di Roma che, con un’ordinanza ha annullato i trattenimenti degli immigrati trasferiti in Albania.
E così le questioni da risolvere, sia in politica interna come in politica estera, non mancano mai e alimentano sempre più quello stato confusionale nel quale Giorgia Meloni dà l’impressione di vivere.
Elio Collovà
In questo clima di efferata dialettica - fra politici, cittadini, intellettuali e (io ci metterei anche) la media borghesia - non possiamo dimenticare il popolo e conseguentemente le manovre della politica interna al netto della manovra di bilancio che sembra essere l’unico tema degno di attenzione per via delle dotazioni che ciascun parlamentare si aspetta di incassare.
Tutto questo avviene mentre Roberto Scarpinato (ex Procuratore generale presso la Corte di appello di Palermo), che costituisce l’unico avamposto parlamentare che ci permette di conoscere tutto quello che avviene in quei due emicicli (Camera dei deputati e Senato della Repubblica) e che forse in molti vorrebbero tenere ben nascosti, si sgola per intere giornate senza essere ascoltato.
Ecco, in questo caos c’è chi lavora sotto traccia per venire fuori un giorno a proporci una riforma che vedrà molto ridotto il ruolo del magistrato e che costituirà il preludio per abbattere la nostra costituzione. Scarpinato è sempre lì, in Commissione giustizia, al cospetto di una presidente, Chiara Colosimo – facente parte dello staff della Meloni - diffidente e apertamente in guerra con il senatore.
Scarpinato non perde occasione per stare sulla breccia; ai ragazzi, studenti dice che “non è vero che il fascismo è finito. Il neofascismo si è riprodotto fino ad oggi. È una cultura etnica nazionale. Lo dovete capire. I partigiani di allora e i partigiani di oggi devono fare fronte comune. Questa è una battaglia ultimativa. Non siamo nella fisiologia della lotta politica. Qui si gioca la vita e la morte della democrazia. Se vogliamo dare un senso al nostro passato dobbiamo essere uniti".
Oggi, purtroppo dobbiamo fare i conti con questo governo e con questa maggioranza; gente incolta che guarda la Costituzione come un forte limite all’esercizio di quei poteri che vorrebbero “pieni”. Allora si inventano il “premierato”. Ma anche lì, improvvisamente si accorgono che non è applicabile. E quindi vengono fuori altre proposte come il “presidenzialismo”. Ma non arrivano mai a concludere, stante la bagarre all’interno della maggioranza. La coalizione di destra traballa e difficilmente riuscirà a trovare la via d’uscita per cambiare la forma di governo. Ma intanto, pezzo per pezzo metteranno mano alle nostre istituzioni più solide, per abbatterle. Soprattutto la riforma della Giustizia, potrebbe subire forti cambiamenti.
Abbiamo assistito alla cancellazione del reato di “abuso d’ufficio” che, messo in opera, ha già dato ragione alla magistratura; ogni giorno vediamo detenuti passeggiare tranquillamente per le strade delle nostre città. Il vero rischio è che, ritoccando le funzioni della magistratura, si potrebbero spostare le competenze, le indagini e quant’altro nelle funzioni della polizia e dei servizi segreti.
Avevo già affrontato l’argomento in un precedente articolo scritto e pubblicato dopo la morte di Silvio Berlusconi, quando appunto affermavo che l’odierna maggioranza sta mettendo in atto il programma che Berlusconi non è mai riuscito a realizzare se non solo in parte.
Allora Roberto Scarpinato proferiva a voce piena: “C’è un disegno ampio e organico per dare vita a un diritto penale di casta separando la gente comune dai ‘signori’ vicini al potere” […] “l’abolizione del reato di <abuso d’ufficio> è parte di un processo di recessione dello Stato, che esiste proprio per garantire il cittadino di fronte al potere”.
Ebbene, lo scempio legislativo è in corso d’opera; prima è toccato all’abuso d’ufficio ad andare in pensione, ma poi vedremo scomparire il ricorso alle intercettazioni, con divieto di uso del troyan; assisteremo ad una radicale modifica della prescrizione che vedrà, fin da subito, molti imputati liberi dalle accuse delle Procure e molti detenuti ritornare alle proprie case con tante scuse. E chissà cos’altro.
Alla luce di quanto argomentato, chi potrebbe negare che questo rischio è concreto? Io credo che i cittadini si siano accorti perfettamente del percorso che vuole fare la maggioranza di destra. È un percorso minato per condurre lo Stato al dispotismo in modo che stia tutto in mano ad un singolo che governa con pieni poteri. O forse approderanno ad una forma di sovranismo di destra. Ben che vada avremo uno Stato illiberale. In ogni caso, qualunque sia la forma di governo che la destra vorrà concepire, si tratterà sempre di un governo autoritario, come d’altronde finora abbiamo potuto constatare.
Saverio Lodato, giornalista e scrittore di punta è uscito con il nuovo libro “50 anni di mafia”. È un libro che tutti dovremmo leggere perché vi è tracciata, con perizia e competenza, la storia delle famiglie di mafia degli ultimi 50 anni. Una vera e propria enciclopedia, un saggio preziosissimo, un libro non solo da leggere ma anche da consultare.
Su un fronte parallelo, Roberto Scarpinato continua la sua battaglia orale, parlando giorno dopo giorno dagli scranni della Commissione Antimafia e della Camera dei deputati. Nino Di Matteo gli va incontro e difende il Senatore; ma tutti dovremmo manifestare il nostro impegno solidale perché Scarpinato è la rappresentazione plastica della legalità.
Intanto la presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, insieme ai suoi compagnucci di merenda sta facendo di tutto per estromettere Scarpinato dalla Commissione. Questa gente non sa lavorare col fiato sul collo dei propri detrattori. Vuole per sé la massima libertà d’azione, vuole lavorare e disporre secondo la propria cultura, la propria sensibilità. Ma soprattutto secondo le influenze che riceve dai colleghi di partito e di coalizione. L’estromissione del Senatore Scarpinato è invocata da tutti coloro che hanno interesse a lasciare le mani libere al manovratore : e lo conferma anche Nino Di Matteo: “Non ho dubbi nel ritenere che la richiesta invocata da più parti di estromissione del Senatore Scarpinato da quella Commissione risponde strumentalmente alla necessità di neutralizzare chi non si rassegna ad accettare che la strategia stragista venga definitivamente ed in modo rassicurante per l’opinione pubblica archiviata come frutto esclusivo di un delirio di onnipotenza di Salvatore Riina e magari anche di qualche imprenditore o colluso in odor di mafia".
L’arroganza della Colosimo è indefinibile. Allo scopo di espellere il senatore Scarpinato dalla Commissione Antimafia, s’inventa un improbabile conflitto d’interesse che non convince nessuno.
In proposito è interessante ascoltare il pensiero di Di Matteo: “Estrometterlo e prima ancora cercare di delegittimarlo con argomenti che non stanno in piedi, risponde all’esigenza di evitare qualsiasi approfondimento in direzione di possibili causali delle stragi legate alla destra eversiva, legate alla trattativa Stato-mafia, legate ai rapporti con movimenti politici all’epoca delle stragi in fase di formazione e quindi attraverso Marcello Dell’Utri anche con Silvio Berlusconi e con l’allora nascente movimento politico ‘Forza Italia’.
Il programma del Governo e della maggioranza è ben chiaro. C’è la volontà di attaccare la nostra Costituzione, con piccoli isolati interventi, fin quando essa sarà ridotta ad una semplice struttura formale priva di disposizioni concrete. In buona sostanza con questa <cura dimagrante> ben presto non avremo più una Carta costituzionale efficiente e quindi ci si dovrà necessariamente impegnare verso un nuovo documento. E quello, per la maggioranza politica di destra, sarà il momento buono per cambiare lo Stato ed introdurre sistemi politici ben lontani dai principi democratici.
Eppure – ritornando al Presidente della Commissione Antimafia – la Colosimo avrebbe di che analizzare la propria storia inerente ai rapporti intrattenuti con personaggi molto sospetti. Infatti, a puro titolo di esempio – la Colosimo, si è fatta riprendere fotograficamente in compagnia di Luigi Ciavardini, un ex terrorista italiano, esponente del gruppo eversivo d'ispirazione neofascista, Nuclei Armati.
Questa è l’effettiva preoccupazione della Colosimo: il timore che se non si tengono le briglie a Scarpinato, i suoi rapporti con l’ex terrorista potrebbero essere sottoposti ad approfondimenti con il rischio che debba essere proprio lei a lasciare la Commissione.
Come può un cittadino onesto, legalitario in tutte le sue azioni e comportamenti, accettare una situazione del genere? Come può tollerare che a fronte di comportamenti corretti dei cittadini, ce ne siano ben altri che cavalcano le istituzioni per occupare ruoli di prestigio che non dovrebbero occupare?
Come può uno Stato liberale accettare che le istituzioni vengano calpestate ed utilizzate strumentalmente per procacciarsi benefici e ruoli decisionali?
Eppure, sapete cosa succede di cui la maggior parte della popolazione è all’oscuro?
In Commissione Antimafia, la maggioranza di centro destra – guidata quindi dalla sua presidente – ha proposto di deliberare un nuovo regolamento sul conflitto d’interessi confezionato su misura per ottenere l’immediato allontanamento di Roberto Scarpinato.
Abbiamo assistito alla trattazione di molti temi della politica da parte della maggioranza che li porta avanti, seppur lentamente ma con grande decisione.
E allora ci si chiede: - perché!
Perché la maggioranza politica e il Governo stesso vogliono – nella migliore delle ipotesi – uno Stato con un governo illiberale? Quali sono i veri motivi che inducono i parlamentari a smantellare le nostre istituzioni, fino alla Presidenza della Repubblica. Quali sono i motivi per cui ci si dimentica dei valori della resistenza?
E non è tutto. La nostra Carta costituzionale – se avrà seguito quest’andazzo - è destinata a subire continui attacchi ai fianchi per privarla delle sue prerogative.
E noi avremo il compito di contrastare questa politica becera e volgare.
E allora ecco, ecco come si distrugge una democrazia; ecco come si vorrebbe distruggere la nostra Costituzione.