Le prime parole pronunciate dal giovane subito dopo la condanna: “Sono sereno: non mi aspettavo nulla di diverso”
“È stata un’attesa angosciante, lunga. Lo sapevo, ero preparato alla parola ‘ergastolo’. Sono rimasto impietrito, ma sono sereno: non mi aspettavo nulla di diverso”. Sono queste le prime parole pronunciate da Filippo Turetta dopo la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Venezia per l’omicidio della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin. Turetta ha atteso circa sei ore prima di conoscere l’esito finale pronunciato dal giudice Stefano Manduzio, che ha sancito l’accusa definitiva: omicidio aggravato dalla premeditazione, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Gli avvocati della difesa, Monica Cornaviera e Giovanni Caruso, hanno definito la pena eccessiva: “L’ergastolo è inumano”. Per l’accusa, invece, il carcere a vita rappresenta l’unica condanna possibile per un omicidio premeditato di tale efferatezza: 75 coltellate e l’occultamento del corpo. La sentenza arriva a poco più di un anno dal brutale omicidio. Giulia aveva solo 22 anni ed era laureanda in ingegneria biomedica all’Università di Padova. Le mancava solo la discussione della tesi per completare il suo percorso accademico. Viveva con il padre e i fratelli, portando con sé il dolore della perdita della madre, morta di tumore l’anno precedente. La relazione con Turetta si era interrotta perché Giulia lo trovava troppo soffocante, incline a un tipo di rapporto tossico e ossessivo. La laurea imminente di Giulia avrebbe ulteriormente esasperato il senso di perdita provato da Turetta, scatenando in lui una rabbia incontrollabile. Questo è confermato dai numerosi messaggi inviati alla giovane prima del delitto, tra cui: “O ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi”.
Il giorno dell’omicidio
La tragedia si consuma l’11 novembre 2023, lo stesso giorno in cui Giulia aveva inviato la tesi alla sua relatrice. Quel pomeriggio, Turetta l’aveva accompagnata in un centro commerciale a Marghera per comprare un paio di scarpe da indossare alla discussione di laurea. Dopo una cena veloce in un fast food, i due si erano diretti verso Vigonovo, nei pressi della casa di Giulia. Qui è scoppiato un litigio violento. Turetta, nel tentativo di riconquistarla, le aveva regalato un peluche, che Giulia aveva rifiutato, ribadendo la fine definitiva della loro relazione. La brutalità dell’atto si è consumata poco dopo, nella zona industriale di Fossò. In un momento di totale follia, Turetta ha colpito Giulia con settantacinque coltellate. La ragazza aveva cercato ancora una volta di scappare, ma lui l’ha inseguita e finita con altri colpi. Alcune telecamere di sicurezza di una vicina azienda hanno registrato frammenti del dramma, ma per Giulia non c’è stato nulla da fare. Dopo aver occultato il corpo, Turetta è fuggito in Germania, portando con sé tracce evidenti del crimine. Una settimana più tardi, il corpo di Giulia è stato ritrovato nei pressi del lago di Barcis, mentre l’assassino veniva arrestato sull’autostrada A9, in Germania, a bordo di un’auto rimasta senza benzina. Dentro il veicolo c’erano un peluche e una foto di Giulia, oggetti che rivelavano una storia inquietante di ossessione e disperazione.
Fonte: Adnkronos
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