Slitta il processo d'appello ai cinque poliziotti accusati di sequestro di persona in relazione al rimpatrio di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, insieme alla figlia di 6 anni. I giudici della seconda sezione della corte d'appello di Firenze hanno rinviato l'udienza al 31 marzo prossimo. A Firenze il processo è approdato dopo che la Cassazione, il 19 ottobre 2023, ha annullato la sentenza di assoluzione dei giudici di secondo grado di Perugia. Tra i cinque imputati ci sono gli ex capi della squadra mobile e dell'ufficio immigrazione della questura di Roma, Renato Cortese e Maurizio Improta. In primo grado erano stati condannati a 5 anni di reclusione dal tribunale di Perugia. La sentenza era stata poi ribaltata dalla corte d'appello di Perugia che aveva mandato assolto i cinque imputati con la formula "il fatto non sussiste". Una decisione cancellata nel 2023, dalla Corte di Cassazione che aveva appunto disposto un processo d'appello bis da svolgersi a Firenze. La vicenda risale alla notte tra il 28 e 29 maggio 2013, quando Shalabayeva e la figlia furono prelevate dalla polizia nella loro abitazione di Roma: le forze dell'ordine cercavano il marito ma alla donna venne contestata l'accusa di possesso di passaporto falso. Due giorni dopo, firmata l'espulsione, madre e figlia furono rimpatriate. La donna e la bambina sono poi tornate in Italia e a Shalabayeva nell'aprile 2014 è stato riconosciuto l'asilo politico.
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