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Non è più "ritualmente prevedibile un esito diverso dalla liberazione degli indagati per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare". A scriverlo è stato il gip di Milano Tommaso Perna in un'ordinanza con cui ha rigettato perché "tardiva", per la seconda volta in pochi giorni, la richiesta di giudizio immediato avanzata dalla Dda milanese per nove arrestati a fine ottobre dello scorso anno nella maxi-inchiesta "Hydra", nella quale gli inquirenti hanno ipotizzato, come reato principale, un'associazione mafiosa unitaria tra componenti delle tre mafie, Cosa nostra, Camorra e ‘Ndrangheta. Il giudice aveva bocciato lo scorso anno 142 misure cautelari su 153 richieste dalla pm Alessandra Cerreti, della Dda guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci, e aveva disposto gli arresti, eseguiti il 25 ottobre 2023, solo per 11 accusati (due poi sono tornati liberi) di reati come estorsioni e traffici di droga, anche con aggravante mafiosa, ma senza riconoscere l'accusa principale di associazione mafiosa come alleanza di affiliati delle tre mafie. Imputazione che è stata riconosciuta dal Riesame, che ha depositato in questi giorni ordinanze in accoglimento dei ricorsi dei pm. E la questione dovrebbe arrivare in Cassazione dopo le impugnazioni delle difese. I pm, intanto, il 15 ottobre hanno depositato una prima richiesta di giudizio immediato per i nove i cui termini cautelari, che durano un anno, scadranno tra cinque giorni, il 24 ottobre. Il gip l'ha bocciata perché - ha motivato - sono scaduti i termini di 180 giorni dagli arresti per presentare, da codice, questo genere di richiesta. La Dda ha riproposto l'istanza ieri, ma il gip ora l'ha nuovamente respinta, dichiarandola "inammissibile". E scrivendo che "sembra, quindi, che l'organo requirente abbia scientemente chiesto all'odierno decidente di emettere un decreto di giudizio immediato tardivo". Tra poco, dunque, "inesorabilmente" scadranno i termini e si arriverà alla "liberazione degli indagati”.

Fonte: Ansa

Foto © Imagoeconomica

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