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Il procuratore di Napoli ospite alla seconda edizione di Capri D'Autore

"Il sovraffollamento nelle carceri riguarda tutti i Paesi europei, cambiano solo le percentuali. Purtroppo, oggi in Italia il problema si è ulteriormente acuito non tanto per i numeri, ma anche perché mancano migliaia di uomini e donne della polizia penitenziaria. E quindi le carceri sono contenitori, non si fa trattamento. Anziché parlare di amnistia e indulto - e immagino che questo governo non lo farà - si potrebbe, per esempio, lavorare sui detenuti tossicodipendenti cercando di portarli nelle comunità terapeutiche e curarli". Così il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, in occasione della seconda edizione di Capri D'Autore. Non è solo una questione di "ridare vita" a questi giovani curandoli, ha spiegato Gratteri ma "un detenuto in carcere costa mediamente 180 euro, in una comunità terapeutica 60 euro: anziché 1 in carcere, si potrebbero tenere 3 agli arresti domiciliari. In parte così si risolverebbe anche il problema del sovraffollamento". Per quanto riguarda il problema della salute mentale e la costruzione di Rems: "andrebbero ristrutturate - ha aggiunto - le ville con parco sequestrate ai capimafia, renderle più sicure con recinzioni e assumere psichiatri e infermieri portando poi in queste strutture protette i malati di mente".
Intervistato da Gianluigi Nuzzi, inoltre, Gratteri ha parlato anche dei problemi interni alla magistratura. "Noi magistrati oggi siamo ai minimi storici di credibilità, perché abbiamo fatto degli errori - ha detto -. Io avevo detto che il presidente della Repubblica avrebbe dovuto convincere i componenti del Consiglio superiore della magistratura a dimettersi, perché sul caso Palamara bisognava lanciare il messaggio alla gente che si stava voltando pagina, che si faceva un taglio netto. Non è stato fatto, con il risultato che è passato il messaggio che si voleva tutelare una corporazione che non voleva lasciare la poltrona. E questo ci ha resi più deboli, anche perché le correnti all'interno della Magistratura sono ancora tante".
Infine, sulla depenalizzazione delle droghe e la legalizzazione delle "cosiddette" droghe leggere si è detto "contrario". "Dico 'cosiddette' perché non esistono dal punto di vista scientifico: il Thc della marijuana è superiore al 65% - ha aggiunto -. La dipendenza è anche psicologica ed invito gli insegnanti e i dirigenti scolastici a portare i ragazzi nelle comunità terapeutiche per fargli raccontare dai tossicodipendenti come hanno iniziato, perché sono lì e ridotti in quel modo. Poi all'uscita riparliamo di legalizzazione delle droghe".

Foto © Imagoeconomica

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