La criminalista Katia Sartori, nota per essersi occupata anche della riapertura dell’inchiesta sulla strana morte del maresciallo Antonino Lombardo ed ex dipendente dell’associazione Sant'Agata, nella mattinata del 13 settembre è stata prosciolta dall’accusa di minacce nei confronti di un ex dipendente dell’associazione che l'aveva querelata dopo aver ricevuto alcuni sms ritenuti appunto minacciosi.
La notizia è stata riportata da 'ilPiacenza.it'.
Assieme a lui era stato denunciato - con la medesima accusa - un altro membro della Sant'Agata (difeso dall'avvocato Marco Malvicini). Per quest'ultimo il giudice al termine dell'udienza predibattimentale aveva pronunciato una sentenza di non luogo a procedere poiché la querela era stata ritirata.
L'indagine
Il procedimento scaturì da un'indagine della guardia di finanza che aveva portato all'emissione di una misura di cautelare ai domiciliari nei confronti di Sartori per peculato e falso; accusata assieme all'ex vice-presidente di aver utilizzato i fondi della Sant'Agata per scopi personali.
Rinviata a giudizio nei mesi scorsi, Sartori aveva scelto di andare a dibattimento certa di poter dimostrare la propria innocenza, come è accaduto in questo caso: il 3 dicembre 2021, due mesi dopo l’indagine per peculato e falso, finì di nuovo ai domiciliari e ci rimase due mesi a causa della denuncia per minacce. Accusa dalla quale è stata prosciolta.
I legali di Sartori, Eolo Alessandro e Antonio Ingroia hanno fatto sapere che chiederanno la riparazione del danno per ingiusta detenzione: "Quell'accusa le costò l'arresto e la detenzione preventiva di ben due mesi".
Sul suo profilo Facebook Sartori ha così commentato: "Sono stata prosciolta da questa infamante accusa.
Accusa, che mi era costata due mesi di domiciliari, annullati poi dal Tribunale del Riesame di Bologna. Ora, essendo mio diritto, chiederò i danni allo Stato per ingiusta detenzione per avermi privato della mia libertà per ben 66 lunghissimi giorni. Io non ho fatto come Toti. Nonostante mi abbiano proposto di patteggiare e di pagare... ho rifiutato.
Sapevo di essere innocente e non ho indietreggiato di un solo passo. Anche se accettare, avrebbe significato chiudere questa questione molto prima, risparmiare soldi ed energia. Invece, ho voluto difendermi e difendere quella dignità che mi avevano sottratto. Perché si deve sapere che tanto, anzi troppo, e’ stato scritto da taluni giornalisti ingordi di like sul mio conto.
E allora non mi rimaneva che camminare a schiena dritta, così come ho sempre fatto".
Fonte: ilpiacenza.it
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