La garante dei detenuti del capoluogo piemontese: “Struttura degradata andrebbe chiusa e ristrutturata”
Quattro agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Torino sono rimasti intossicati ieri nel corso di una protesta di un gruppo di detenuti. Durante i disordini, scoppiati in un locale adibito a barberia, i reclusi hanno appiccato un incendio e scagliato bombolette di gas. Gli agenti sono stati portati al pronto soccorso dell'ospedale Maria Vittoria e dimessi nel corso della notte dopo essere stati sottoposti a terapia con ossigeno. L'episodio si è verificato nel padiglione B. "In nove anni che ricopro questo ruolo ho visto un peggioramento delle condizioni dei detenuti, degli agenti e delle strutture. Quando entro vengo assalita dalle urla. La politica è totalmente assente: si chiedono doveri, ma non si danno diritti”, ha denunciato Monica Gallo, garante dei detenuti del capoluogo piemontese. Gallo parla di "una struttura degradata. Da un punto di vista strutturale, diventa una non salubre: ci sono crepe nei muri, scarafaggi, perdite d'acqua, ambienti degradati e fatiscenti. Ha delle condizioni strutturali pessime: andrebbe chiuso e ristrutturato. Ci sono sezioni, come quella femminile, dignitose, ma altre sono invivibili. I padiglioni A, B e C sono in condizioni di assoluto degrado. A questo si aggiungono il caldo, la mancanza di contatti umani, il disagio mentale. Abbiamo tanti giovani che avrebbero bisogno di percorsi completamente diversi". "Su una capienza di 934, i detenuti - riferisce la garante - sono circa 1.480. Non ci si può prendere cura delle persone, perché sono troppe e gli operatori non sono aumentati. Sono quattordici e hanno più di cento persone ciascuno". Per quanto riguarda l'assistenza psichiatrica e psicologica, "ce ne vorrebbe una flotta di psichiatri e psicologi. Ma quello che servirebbe è un totale ripensamento. Il carcere ha fallito. Completamente". Sul timore di un aumento delle proteste, risponde: "Non ne ho la certezza. I detenuti chiedono amnistia e indulto e hanno trovato una forte manifestazione di interesse da parte degli organi di garanzia, camera penale e avvocati che sostengono la loro disperazione". Proteste anche dai sindacati della polizia penitenziaria.
"Quello che è successo nella tarda serata di ieri non è altro che la ripetizione di quanto di grave già avvenuto nei giorni scorsi, i detenuti si sono rifiutati di entrare nelle proprie celle al Padiglione C, la decima e la dodicesima sezione, hanno appiccato fuoco e uno di loro, senza motivo alcuno, ha colpito con una bomboletta di un fornello in uso consentito, un agente, 'spaccandogli' la testa". A renderlo noto è l'Osapp, Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria. L'agente è stato trasportato con urgenza all'Ospedale Maria Vittoria di Torino per le cure del caso e, dopo l'applicazione di cinque punti di sutura, è stato dimesso con una prognosi di 10 giorni. "Come già più volte denunciato - afferma il segretario generale dell'Osapp, Leo Beneduci - il carcere di Torino è fuori controllo, i detenuti fanno quello che vogliono, si autogestiscono, in barba alle regole. Chiediamo dunque che intervenga il ministro Nordio inviando i Gir (gruppi speciali) tanto decantati dal sottosegretario Delmastro e che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni dichiari, senza ulteriore ritardo, lo stato di emergenza delle carceri italiane che sono alla completa deriva, se si considerano anche le recentissime rivolte nelle carceri di Firenze Sollicciano, Viterbo, Aosta, Cuneo, Vercelli e Torino Lorusso e Cutugno, oltre a quanto è avvenuto al carcere di Ivrea, prima che accada qualcosa di grave e davvero irreparabile poiché il personale sta rischiando la vita".
Foto © Imagoeconomica