L'Italia ha violato il diritto al rispetto della vita privata di Bruno Contrada quando ha proceduto nel 2018 all'intercettazione e alla trascrizione delle sue conversazioni telefoniche nell'ambito del procedimento sull'omicidio di Nino Agostino, in cui l'ex funzionario del Sisde non era imputato. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani con una sentenza pubblicata oggi.
La Corte ha invece dichiarato irricevibile il ricorso di Contrada per la perquisizione che subì nell'ambito dello stesso caso perché l'ex funzionario del Sisde non ha fatto uso della possibilità di ricorrere contro questa presunta violazione presso i tribunali italiani. Per quanto riguarda le intercettazioni, la CEDU - che ha comunque riconosciuto a Contrada un risarcimento morale di 9mila euro - nella sua sentenza "ritiene che la legge italiana non contenga adeguate ed effettive garanzie per proteggere dal rischio di abuso le persone destinatarie di queste misure. Persone che, non essendo sospettate di essere coinvolte in un reato o accusate di un reato, rimangono estranee al procedimento". In particolare, secondo i giudici di Strasburgo, queste persone non hanno la possibilità di rivolgersi a un'autorità giudiziaria al fine di ottenere un effettivo riesame della legalità e della necessità della misura. Di conseguenza non possono ottenere un'adeguata riparazione se i loro diritti sono stati violati.
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CEDU: Italia violò diritti di Bruno Contrada con le intercettazioni del 2018
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