Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il sindaco di Trino Vercellese, Daniele Pane, ha recentemente rivitalizzato il dibattito sulla collocazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi durante la sua partecipazione all'audizione presso la commissione Ambiente della Camera. Questa volta, la discussione si è focalizzata sull'esplorazione di alternative, con Pane che ha proposto ulteriori indagini per valutare nuove soluzioni al fine di ospitare il deposito nella propria area, considerando la presenza dell'ex centrale nucleare Enrico Fermi. Tuttavia, ha precisato che questa mossa sarebbe valutata solo nel caso in cui nessun altro sito identificato si offra volontario, escludendo modifiche alle procedure per permettere la candidatura di siti precedentemente scartati. Sebbene inizialmente esclusa dal censimento del 2021 che individuava 67 potenziali siti idonei, l'area della centrale solleva preoccupazioni in termini idrogeologici secondo Legambiente Trino, che contesta il possibile utilizzo del sito per ragioni politiche. La proposta di Pane si concentra invece sull'esplorare altre aree nelle vicinanze, evidenziando la sicurezza dell'entroterra rispetto alle inondazioni. Tuttavia, la necessità di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi italiani attualmente all'estero rimane imprescindibile, data la scadenza della convenzione nel 2025, senza alcun sito disposto ad ospitarlo. Pane ha preso iniziativa in un territorio con una lunga storia legata al nucleare, risalente all'entrata in servizio nel 1965 della centrale nucleare di Trino Vercellese, uno dei più potenti reattori a livello internazionale. Il disastro di Cernobyl nel 1986 portò alla chiusura degli impianti, e nonostante il processo di smantellamento iniziato nel 1987 da parte di Sogin, previsto inizialmente per concludersi nel 2029, è stato soggetto a continui rinvii in relazione alla realizzazione del deposito nazionale. La produzione quotidiana di scorie radioattive da varie fonti come centri di ricerca, industrie e strutture ospedaliere è attualmente distribuita in 26 depositi in tutta Italia, generando una situazione critica soprattutto nel Piemonte, dove si concentra la maggior parte di tali rifiuti. La proposta di Pane sottolinea la necessità di conservare tali materiali in un deposito definitivo anziché lasciarli in siti temporanei, evitando il rischio che questi ultimi diventino permanenti. Mentre alcune proposte alternative come quella di Westinghouse, che suggerisce di temporaneamente immagazzinare le scorie all'interno dell'edificio di contenimento della centrale, sono state avanzate, Pane ha enfatizzato che la priorità rimane la sicurezza, seguita dall'occupazione e solo in un secondo momento da considerazioni economiche. La sfida di trovare un luogo adeguato per il deposito nazionale rimane aperta, mentre la necessità di gestire in modo sicuro i rifiuti radioattivi persiste in un contesto in cui le soluzioni sono ancora da delineare.

L’audizione del sindaco in commissione ambiente
"L'area attorno a Trino", ha detto in audizione, "è interessata dalla centrale Enrico Fermi che è stata in funzione per molti anni, ed è stata il fiore all'occhiello del nostro territorio fino al suo spegnimento, e poi dalla trasformazione in deposito temporaneo, è caratterizzata non solo da Trino, ma anche dalla presenza del deposito temporaneo di Saluggia che è a pochi chilometri di distanza e qualche chilometro oltre anche da Bosco Marengo. Quindi nel raggio di non molti chilometri, in Piemonte, abbiamo circa il 73% di rifiuti radioattivi in Italia e circa il 90-95% dei materiali di scarto da radioattività. Quindi," ha detto il sindaco, "praticamente la totalità di quelli che sono i rifiuti radioattivi. Pertanto, nel nostro interesse, forse più di altri, c'è che questo deposito, con il relativo parco tecnologico, venga realizzato rapidamente, perché sia a Trino, la centrale si trova lungo l'argine del fiume Po, sia Saluggia, in una situazione ancora più precaria in termini di posizionamento e con una quantità di rifiuti ancora maggiore, l'impianto si trova all'imbocco fra la Dora Baltea e il fiume Po in una situazione di grande pericolosità dal punto di vista idrogeologico". Il sindaco ha sottolineato che "da moltissimi anni c'è una grandissima necessità che queste situazioni vengano messe in completa sicurezza". Pane ha ricordato che, sin dall'avvio dell'iter per individuazione del deposito nazionale, ha sempre manifestato la preoccupazione che i tempi fossero troppo lunghi. "Dal 2015," ha rimarcato, "si è dovuto attendere fino al 2021 per la pubblicazione della Cnapi (la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, ndr); dalla pubblicazione della Cnapi è partito l'iter di consultazione pubblica che ha portato ad una manifestazione di diniego da parte di tutte le aree che sono state individuate come potenzialmente idonee; la trasformazione della Cnapi a valle delle consultazioni pubbliche ha portato alla redazione di una Cnai a Cnai (Carta delle aree idonee, ndr)". La Cnai, ha sottolineato il sindaco di Trino, è tuttora secretata, "non sappiamo quando sarà pubblicata e speriamo di non dover attendere di nuovo sei o sette anni" con sperpero di denaro pubblico "legato sia alle vertenze che la Ue fa allo stato italiano circa la non realizzazione del deposito unico nazionale, sia alle spese che Sogin deve affrontare per ammodernare e mettere in sicurezza un deposito temporaneo di rifiuti". Pane ha ricordato di aver manifestato, fin dal suo insediamento, a sedersi ad un tavolo "nel qual caso fossimo stati inseriti nella Cnapi a valutare l'individuazione sul territorio di Trino l'insediamento del deposito". Pane ha espresso la necessità che al riguardo siano coinvolti territori "che in passato hanno avuto esperienze con il nucleare perché in questi anni, dal 1990, quando è stato pubblicato il decreto di spegnimento delle centrali, è stato fatto, soprattutto dalle associazioni come Legambiente che dovrebbero invece tutelare gli interessi e fare cultura su queste tematiche, terrorismo rispetto al deposito di rifiuti radioattivi". All'estero, ha ricordato il sindaco, invece, "dovunque viene fatta la procedura di individuazione del deposito unico nazionale, ci si scanna per averlo".

Fonte: Agi

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos