La grazia a Patrick Zaki "è molto importante. Sono molto felice per lui, il problema è che l'Egitto dà questo segnale come indicazione ad altri ragazzi che parlano dell'attualità che il loro Paese vive per dirgli 'potete essere arrestati, potete essere condannati e noi abbiamo semmai il potere anche di graziarvi'". Lo dice il giornalista Lirio Abbate, ex direttore del'Espresso, ora inviato e caporedattore per La Repubblica, protagonista al Libro Possibile, il festival sostenuto da Pirelli, in corso a Vieste, di un incontro con il pubblico, insieme all'ex presidente del Senato Pietro Grasso, dal titolo 'L'ultimo stragista. A 30 anni dalle stragi del '93'. "Adesso Zaki è libero, ma noi abbiamo ancora da pensare a Giulio Regeni, un ragazzo assassinato in quella città da uomini dello Stato e dell'intelligence egiziana e che dobbiamo ancora processare". Venendo alla riforma della giustizia, "Mattarella non poteva non firmare questa proposta - sottolinea Abbate che per i suoi articoli su Cosa nostra ha subito minacce ed è stato obiettivo nel 2007 di un attentato sventato dai poliziotti della scorta -. Spero che Nordio comprenda le parole che il presidente ha scritto nel comunicato in ricordo della strage di via D'Amelio, cioè che bisogna combattere la mafia e quelle zone grigie che ne costituiscono l'irrobustimento. Ecco, le zone grigie si combattono con il concorso esterno in associazione mafiosa. Penso che Nordio debba riflettere, se vuole combattere la mafia o vuole avvantaggiarla".
Foto © Imagoeconomica

Lirio Abbate: ''Felice per Zaki, ora pensiamo a Regeni''
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