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Continuano gli scavi e intanto arriva una relazione del 2014 che descriveva la rete gas nella zona come "pericolosa"

La speranza non cessa, come non cessano le ricerche di superstiti. A Ravanusa (Agrigento), dove due giorni fa quattro palazzine sono crollate e tre sventrate a seguito di una fortissima esplosione dovuta a un’uscita di gas, si continua a scavare. Stamattina, intorno alle 6, i Vigili del Fuoco hanno trovato sotto i calcinacci i corpi dell’infermiera Selene Pagliarello, suo marito Giuseppe, suo suocero Angelo, sua suocera Enza Zagarrio. E con loro c'era anche il piccolo Samuele, così si sarebbe chiamato il bimbo che l'infermiera avrebbe dovuto partorire la settimana prossima. Sale così a sette il bilancio delle vittime della tragedia dopo i rinvenimenti dei corpi di Calogera Gioachina Minacori e Pietro Carmina. Restano da trovare altre due persone ancora assenti all'appello: Calogero e Giuseppe Carmina, di 88 e 59 anni, padre e figlio. E adesso si cerca con forza di capire i perché della tragedia. Cinque giorni prima della strage di Ravanusa c'è stato un intervento di manutenzione ordinaria sull'impianto della rete di metano che non aveva evidenziato alcuna criticità. È quanto hanno accertato i carabinieri che ora dovranno acquisire il verbale d'intervento per verificare chi abbia materialmente eseguito il collaudo e se sia stato fatto a regola d'arte. Il colonnello Vittorio Stingo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, ha detto che l'impianto cittadino di distribuzione del metano a Ravanusa "è frequentemente sottoposto a controllo in quanto vetusto e lo è stato anche cinque giorni fa". “Si è trattato di un controllo di manutenzione ordinaria e non straordinaria, da cui non sono emerse criticità. Dovremo valutare la modalità di questo controllo", ha spiegato, aggiungendo che "non ci risultano segnalazioni recenti relative a presunte perdite di gas, né a noi, né alla società che gestisce l'impianto". Nelle prossime ore gli investigatori acquisiranno il verbale di quel controllo e sentiranno chi lo ha effettuato per conto di Italgas. Per tutta la giornata di ieri sono invece stati ascoltati decine di abitanti della zona e anche i tecnici per cercare riscontri alla voce, sostenuta anche da un consigliere comunale, in base alla quale nei giorni scorsi si sarebbe sentito un odore di gas proprio nella zona in cui poi c'è stata l'esplosione. "Allo stato - ha però ribadito il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento Vittorio Stingo - nessuno ha confermato l'ipotesi di un odore di gas nei giorni scorsi. Non ci sono state segnalazioni né a noi né all'Italgas né all'amministrazione comunale. In ogni caso continueremo a fare tutti gli accertamenti necessari per verificare questa voce". Quanto alle cause che hanno provocato l'accumulo di gas nel sottosuolo, il colonnello ha sottolineato che al momento non è possibile stabilirle. "Potrebbe essere stata una frana, questa è una zona con una elevata fragilità idrogeologica, ma non è escluso neanche che ci possa essere una cavità sotterranea naturale. Non lo sappiamo ancora, lo potremo verificare quando saranno rimosse le macerie". "Sarà un'indagine che condurremmo sotto il coordinamento della Procura di Agrigento con la massima scrupolosità e rapidità possibili, per garantire tutte le risposte che i cittadini si attendono", ha detto ancora Stingo. Appena si concluderà la ricerca dei dispersi, "l'area verrà messa sotto sequestro e inizieranno gli accertamenti". I periti esperti nominati ieri dal Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio sono già al lavoro per studiare le mappe delle reti del gas e nel pomeriggio eseguiranno il primo sopralluogo. "Il gas si è accumulato o nel sottosuolo o in un ambiente chiuso", ha detto il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino. "Nei prossimi giorni faremo accertamenti più approfonditi - ha aggiunto - certo è che una esplosione così è un evento eccezionale".

"Rete gas agrigentino pericolosa"
Nel frattempo circola la notizia di una relazione del 2014 che bolla la rete gas dell’agrigentino come a rischio. "Il 76% delle tratte di rete indagate deve essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento”, affermavano gli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas nel 2014 dopo aver controllato, attraverso un pool di tecnici, la rete del metano gestita dalla società. I controlli avevano riguardato mezza Italia e anche gli impianti dell'agrigentino. Da accertamenti a campione erano emerse gravi situazioni di rischio ad esempio ad Agrigento città. La relazione degli amministratori sarà acquisita dagli investigatori che indagano sulla fuga di gas di Ravanusa. Italgas, da canto suo, risponde in merito “che tutte le situazioni segnalate a livello nazionale sono state analizzate con il supporto di enti esterni indipendenti - università e centri di ricerca di livello nazionale - e sono state sanate laddove necessario". E’ ancora presto per attribuire responsabilità, ora l’attenzione è tutta sugli operatori al lavoro per trovare gli ultimi due superstiti, con la speranza che siano ancora vivi.

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