Sono emerse delle clamorose novità riguardo al caso di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente che era stata espulsa e per cui si era instaurato un processo che ha portato nel 2020 ad una condanna di 5 anni per l'ex questore di Palermo, Renato Cortese, e Maurizio Improta, all’epoca responsabile dell’ufficio immigrazione e ora a capo della Polfer. La condanna è stata emessa dal tribunale di Perugia
Dalle ultime risultanze potrebbe aprirsi un quadro del tutto nuovo che mette in evidenza come il marito della donna, Mukhtar Ablyazov, in realtà non era un rifugiato politico ma un ricercato per gravi reati. La vicenda è stata rispolverata in queste ore grazie ad un’interrogazione parlamentare di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle a cui hanno risposto tre diversi ministeri.
La vicenda ora potrebbe portare ad una svolta nell'iter giudiziario.
"Sono grandi poliziotti, grandi servitori dello Stato. Spero si possa dimostrare presto. Attendo con fiducia l'appello che spero possa ribaltare la sentenza di primo grado. Personalmente mi auguro che si arrivi alla definizione di questa vicenda in cui sono coinvolti e che si dimostri la loro innocenza affinché possano tornare quanto prima a servire il Paese". Ha detto all'Adnkronos il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni, riferendosi a Renato Cortese e a Maurizio Improta, rispondendo all'interrogazione dei deputati del Movimento Cinque Stelle Caterina Licatini, Francesco D’Uva, Elisabetta Barbuto, Aldo Penna e Davide Aiello.
“Un’accusa incresciosa, rivolta a uomini che hanno dedicato la vita alla lotta contro la criminalità", hanno commentato i deputati Caterina Licatini, prima firmataria dell’interrogazione, e Francesco D’Uva, aggiungendo che "ci auguriamo, unitamente ai colleghi del Movimento 5 Stelle, che i dati che dimostrano i trascorsi e gli intenti criminali di Ablyazov, contribuiscano anche a riabilitare tutti coloro che hanno dovuto subire un’ingiusta condanna per i compiti svolti con decoro nell’esercizio delle proprie funzioni”.
In base a quello che si è delineato adesso, si è constatato che non solo Ablyazov non possedeva alcun permesso valido per stare in Italia, ma anche che la sua presenza sul territorio nazionale risultava da una nota pervenuta dall’Interpol di Astana con cui si comunicavano le ricerche in atto per i reati di truffa e appropriazione indebita di grosse somme di denaro, in altre parole Ablyazov non è mai stato un richiedente asilo.
Il sottosegretario all'Interno Molteni ha continuato rispondendo che "Mukthar Ablyazov, nato il 16 maggio 1963 in Kazakistan non era titolare di alcun permesso che gli consentisse di soggiornare in Italia, nel periodo del 2013 in cui fu segnalata la sua presenza nello Stato. Peraltro, l'Ablyazov non risulta aver mai formalizzato, nel medesimo periodo, una richiesta alle Autorità italiane di riconoscimento della protezione internazionale". "In particolare, Ablyazov era ricercato per reati commessi in Kazakistan, Russia e Ucraina, consistenti nell'appropriazione indebita di ingenti quantità di denaro e nella truffa". La sua presenza in Italia risultava da una nota dell'Interpol che lo ha definito "un individuo sospettato di essere pericoloso" e veniva data per possibile la sua presenza in una villa a Roma. Il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia posto alle dipendenze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale della Polizia Criminale, ricevuta la notifica, aveva avvisato la Questura di Roma di verificare la sua presenza e di arrestarlo qualora venisse identificato. L'uomo però, al momento del controllo, non era nell'edificio, in cui sono stati trovati una coppia di domestici e una donna con un passaporto diplomatico Centrafricano intestato ad Alma Ayan. Dopo alcuni controlli, il documento era risultato contraffatto e alla donna, senza permesso di soggiorno in Italia, era stato notificato il decreto di espulsione. Nella perquisizione, è stata ritrovata inoltre una memory card con dentro delle foto di Ablyazov con la donna e con una bambina. In merito al presunto status di rifugiato politico, il Ministero cita una lettera inviata nel luglio 2013 dall'allora segretario generale dell'Interpol Richard Noble al capo della polizia italiana dell'epoca Alessandro Pansa: "Storicamente il Regno Unito non ha mai comunicato al Segretariato generale informazioni in merito alla concessione a un soggetto dello status di rifugiato politico o richiedente asilo, in quanto ritenuta una questione riservata. La consultazione da parte dell'Italia delle banche dati del Segretariato Generale non avrebbe mai rivelato che al Signor Ablyazov era stato concesso lo status di richiedente asilo/rifugiato da parte del Regno Unito". Noble aggiunge che "nessun Paese membro dell'Interpol sarebbe stato in grado di sapere, attraverso il Segretariato Generale, che al Signor Ablyazov era stato concesso dal Regno Unito lo status di richiedente asilo o di rifugiato. Per qualsiasi Paese membro che si fosse trovato a consultare le banche dati del Segretariato Generale, il Signor Ablyazov era un soggetto ricercato ai fini dell'arresto da tre Paesi Interpol, per gravi reati".

Foto © Imagoeconomica

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