"Si dice sempre di denunciare il racket, l'usura, il pizzo. Non mi pento di questo, ma ci sono delle volte che riguardo indietro a quel bivio. Cosa fare? Denunciare con il rischio di essere abbandonato ed isolato oppure continuare la propria vita normale, ma con un grande rimorso di coscienza?". A farsi la domanda è Bennardo Raimondi, ceramista vittima di usura, che torna a lanciare un appello ai cittadini, alle istituzioni affinché non dimentichino tutti coloro che, come lui, hanno cercato di dare un contributo per la legalità.
Da qualche tempo la sua situazione familiare si è anche aggravata con difficoltà economiche importanti. Così su Facebook è tornato a scrivere: "Buongiorno a tutti i miei 1600 circa contatti. Tra questi c'è qualcuno che per favore può comprare qualcosa da me? Mi trovo a scriverlo così, pubblicamente, è perché da mesi non ho più lavoro e purtroppo le esigenze della famiglia di quattro persone sono molteplici. Non chiedo soldi, ma solo la possibilità di vendere gli oggetti frutto del mio lavoro. Poi se nel frattempo qualcuno può anche venire a trovarmi è anche un favore sociale".
"Fino a quando potremo resistere. Ci sono tanti imprenditori che sono fermi e rischiano di arrivare a gesti estremi perché ormai prossimi al fallimento. Ho anche provato a chiedere aiuto ad altri enti e associazioni, ma anche lì mi dicono che vivono delle difficoltà".
Da tempo Raimondi cerca di valorizzare la tradizione della propria arte, ma il Covid-19 ha bloccato anche quelle fiere a cui partecipava per vendere le proprie piccole opere artistiche.
Ecco perché adesso torna a farsi sentire chiedendo una mano di aiuto e solidarietà. Quella che, purtroppo, afferma, "è mancata dalle istituzioni, ma ciò non mi fa desistere dall'avere speranza".
Foto © Emanuele Di Stefano
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