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Riceviamo dall'avvocato Corrado Politi, legale del latitante e condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, la seguente richiesta di rettifica all'articolo pubblicato lo scorso 17 giugno, "Mafia: il latitante, il (finto) spione e il banchiere. Matacena di nuovo in affari a Dubai?". In diritto di replica pubblichiamo la stessa e a seguire la controreplica della nostra collaboratrice Alessia Candito.




Spett.le ANTIMAFIA

Dopo aver letto ripetutamente il foglio elettronico in questione e dopo breve confronto con l'on.le Matacena, questi mio tramite osserva:
Intanto l'on.le Matacena non ha mai asserito di essere povero in canna; semmai di vivere anche facendo i lavori più umili e di condividere un appartamento con altri coinquilini non potendosi permettere un affitto; nello stesso periodo si scrive: "torna a far parlare di sé Amedeo Matacena jr ex parlamentare di Forza Italia condannato definitivamente come referente politico del clan Rosmini, ancora latitante a Dubai a dispetto delle innumerevoli richieste di estradizione".
Si rammenta all'articolista che pur facendo molto piacere effetto scrivere "condannato quale referente politico del clan Rosmini" in realtà, per dovere di cronaca, pur trattandosi di una sottigliezza tecnica di non poco valore, l'on.le Matacena è condannato ad anni tre di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa in un'ottica sinallagmatica avente ad oggetto uno scambio elettorale politico mafioso un po' più ampio. Tuttavia ancora oggi l'on.le Matacena contesta la predetta condanna pur conscio della definitività della sentenza.
Sempre l'on.le Matacena ricorda ai lettori che la vicenda giudiziaria che lo vede condannato definitivamente ad anni tre di reclusione, è all'attenzione della Corte Edu già da sette anni ed il ricorso a tutt'oggi è pendente!
Scrive ancora l'articolista Latitante a Dubai.
Ciò è assolutamente vero! Istigatorio e disinformato è il prosieguo: a dispetto delle innumerevoli richieste di estradizione.
L'on.le Matacena non sa quante richieste di estradizione sono state inoltrate dallo Stato Italiano: certo è che a Dubai ci sta perché nulla osta per la giurisdizione emiratina innanzi alla quale il Matacena è stato processato e prima ancora imprigionato! Per gli Emirati Arabi solo fatti di terrorismo internazionale, droga e traffico di armi costituiscono presupposto indefettibile per concedere l'estradizione allo Stato richiedente; invece la fattispecie di derivazione legislativa denominata concorso esterno in associazione mafiosa non costituisce argomento giuridicamente rilevante per concedere l'estradizione allo Stato Italiano.
La richiesta di estradizione dello Stato Italiano è stata rigettata!
Passando a Guido Farinelli e l'inchiesta di Milano che avrebbe smascherato un giro di affari relativo a compravendita di metalli preziosi ed altri argomenti analoghi l'on.le Matacena precisa: smentisco categoricamente un mio coinvolgimento in detto giro così come l'ulteriore circostanza di stretto riserbo investigativo (ma evidentemente non per l'articolista) che vedrebbe censiti più di mille sms e file whatsapp tra l'on. Matacena e Farinelli.
E' sempre l'on.le Matacena ad asserire che non ha notizia di indagini e/o avvisi di garanzia a suo carico per fatti in corso di accertamento da parte della Procura di Milano che lo vedrebbero coinvolto in una inchiesta con il predetto Farinelli.
Anche il prosieguo "Matacena e l'interessata curiosità per il banchiere dei due mondi" è argomento sconosciuto all'on.le Matacena il quale non bussa alla porta di nessuno (Farinelli) per avere notizie sulla compagna di Odierna tale Letizia Tang.
Ancora si legge "i due mazzi di carte del finto spione" scrive l'articolista riferendosi a Farinelli: Da bravo truffatore, gioca con due mazzi di carte e su vari tavoli. Ai suoi contatti di alto rango nei carabinieri giura di essere in grado di far tornare Matacena in Italia, per la precisione all'aeroporto di Malpensa consegnandogli un passaporto falso e fornendo ai militari tutte le informazioni necessarie per farlo arrestare".
Di tutto ciò l'on.le Matacena non sa nulla e per un attimo nel leggere l'articolo crede di essere ritornato alla favola poi processualizzata nell'inchiesta denominata Breakfast (durata sei anni) che lo vede soggetto/oggetto di un fantomatico spostamento in Libano (Beirut); al punto da essere considerata la sua latitanza gemella a quella di Dell'Utri Marcello. Ma questa è un'altra storia!
L'on.le Matacena esercitando il suo diritto di replica e rettifica afferma di non essere a conoscenza di inchieste a suo carico per sospetti affari di metalli preziosi ed altri argomenti analoghi con il Farinelli ed ulteriormente sottolinea che mai nessun rapporto di affari ha imbastito con i soggetti menzionati nell'articolo oggi oggetto di replica e rettifica".
Il Matacena resta sempre a disposizione dell'autorità emiratina ed in attesa che la Corte Edu si pronunci sul suo ricorso.

Corrado Politi





Per il medesimo amor di precisione che il legale di Amedeo Matacena (in foto) professa, ricordiamo ai lettori che all’ex parlamentare di Forza Italia viene contestato di aver utilizzato la forza intimidatrice di alcune cosche di 'Ndrangheta per ottenere la sua elezione alla Camera dei deputati nel 1994, promettendo in cambio assistenza giudiziaria e indebiti interessamenti in vicende processuali, riguardanti appartenenti alle associazioni malavitose, favorendo e appoggiando la candidatura di Aquila Giuseppe, persona imparentata con esponenti della cosca Rosmini, in varie consultazioni elettorali locali, nonché promettendo iniziative parlamentari finalizzate a contrastare gli effetti della normativa riguardante i collaboratori di giustizia.
In effetti, definirlo solo “referente politico del clan Rosmini” è decisamente riduttivo.
Relativamente al rapporto con i Rosmini poi, forse è bene ricordare che nessun tribunale lo ha mai messo in discussione, come ben evidenzia anche la Cassazione che ha condannato definitivamente Matacena a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa. “Quanto al rafforzamento della cosca Rosmini quale effetto della condotta addebitata al Matacena - si legge nelle motivazioni - si deve tener presente che, con la più volte ricordata sentenza di annullamento, la prima sezione della corte di Cassazione ha affermato il seguente principio di diritto (ancora pagina 8): 'la sola stipulazione del patto (scil. tra Matacena e i Rosmini), se caratterizzata da serietà e concretezza, era in grado di incidere positivamente sul rafforzamento delle capacità operative della cosca Rosmini, ponendola in una posizione di prestigio nei confronti delle altre cosche, dal momento che era diventata, per diretta investitura del Matacena, un punto di riferimento per le altre cosche e di coordinamento delle strategie attuate dalle stesse'". E ancora "Evidentemente non si può stringere un accordo con una struttura mafiosa, se non avendo piena consapevolezza della sua esistenza e del suo modus operandi. Tanto basta per ritenere che Matacena ben sapesse di aver favorito la cosca dei Rosmini (e tanto lo sapeva da aver preteso la esenzione dal pizzo)".
Forse nella fretta di mostrare afflato e impegno nei confronti del proprio assistito, l’avvocato dimentica di ricordare che - ricorso o meno - Matacena è stato raggiunto non solo da pronuncia definitiva, ma anche da un ordine di immediata esecuzione a cui si sottrae da anni. Tecnicamente, è un latitante. E certo stupisce che si rivendichi come principio di civiltà l’impossibilità di estradare un condannato perché l’associazione di stampo mafioso non è riconosciuta come reato in un Paese come gli Emirati Arabi che nel proprio codice prevede ancora la pena di morte, principale ostacolo che ha impedito la firma di accordi bilaterali con l’Italia in tema di giustizia.
Quanto al rapporto con Farinelli, ci sarebbe da chiedere a Matacena come faccia a bollare come “di stretto riserbo investigativo” gli innumerevoli contatti censiti dagli investigatori di Milano pur non avendo - così asserisce - “notizia di indagini e/o avvisi di garanzia a suo carico per fatti in corso di accertamento che lo vedrebbero coinvolto in un’inchiesta con il predetto Farinelli”. Mistero.
Allo stesso modo non si comprende per quale motivo Matacena si ostini a negare circostanze che l’inchiesta della procura di Milano ha facilmente riscontrato esaminando il cellulare di Farinelli, che ha gelosamente conservato le conversazioni con l’ex parlamentare latitante. Chiacchierate poi diligentemente riportate nelle carte di indagine:


matacena art replica politi candito


Anche le “favole” raccontate da Farinelli su un presunto rientro in incognito di Matacena in Italia sono diligentemente riportate alla luce delle chiacchierate intercettate di Farinelli. Ci dica l’ex parlamentare latitante se, come vuole tradizione, nascondano un fondo di verità. Di certo, difficilmente il processo Breakfast - oggi in appello - potrà essere definito a lieto fine dalla moglie di Matacena o dall’ex ministro dell’Interno e oggi sindaco di Imperia, Claudio Scajola, entrambi condannati in primo grado.
Infine, ricordiamo a Matacena e al suo legale che a cercarlo da tempo non sono le autorità emiratine, ma quelle italiane, cui a mezzo stampa l’ex parlamentare latitante ha più volte promesso di consegnarsi, salvo poi smentire nei fatti i suoi stessi annunci.

Alessia Candito


Foto di copertina © Imagoeconomica

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