Il procuratore Nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, il procuratore generale della corte d'appello di Ancona, Sergio Sottan, e i procuratori della Repubblica del distretto marchigiano hanno firmato il 7 maggio scorso ad Ancona il protocollo per il raccordo tra la Dda e le procure.
Il documento rappresenta un accordo "apripista" che ha l'obiettivo di rendere maggiormente efficace l'esercizio dell'azione penale per i delitti legati alla criminalità organizzata e al terrorismo. Inoltre permetterà di per affrontare in modo coordinato le indagini, assicurando la formazione e il continuo aggiornamento del patrimonio investigativo comune fra procure interessate.
"Il protocollo fonde assieme sia la parte che riguarda la criminalità organizzata, che il terrorismo: quindi il contrasto viene regolamentato nell'ambito delle competenze delle procure distrettuali e circondariali, con il riferimento alla procura nazionale per quanto riguarda il coordinamento nazionale ed assume una grandissima importanza, rendendo efficiente il contrasto e al tempo stesso la condivisione dell'informazione" ha detto il de Raho, e poi "sapere che ad Ancona esiste una attività economica che fa capo a soggetti contigui ad un'organizzazione che opera in Calabria, in Sicilia, in Campania e che quindi reinveste in questo territorio, significa sostanzialmente mettere assieme le conoscenze e consentire di intervenire in un'area apparentemente sana, ma nella quale invece si sviluppano queste attività" e che "il reinvestimento determina poi un inquinamento delle economie che via via è contagioso perché un'attività economica che e' riconducibile a organizzazioni mafiose finisce per offrire servizi illegali che diventano appetibili anche da parte delle imprese sane, soprattutto in momenti di difficolta' come questo". de Raho ha anche aggiunto che proprio nei momenti come l'attuale, "finisce per assumere particolare rischio il fatto che soggetti economici legati alle mafie possano offrire sostegno a quelli sani, che hanno bisogno".
Oltre tutto il ministero della giustizia "ha investito molto, però molto di più si sta facendo anche perchè i cosiddetti registri ai quali sta guardando il ministero presso le procure circondariali determinano l'acquisizione dei documenti e quindi l'utilizzazione, quasi convertendo quel registro in una sorta di banca dati locale". Per quanto riguarda la direzione nazionale e le direzioni distrettuali, "il sistema delle banche dati Sidda/Sidna funziona oramai da vent'anni ed e' un sistema collaudato e consolidato, che consente di individuare in ogni momento quelle che sono tutte le acquisizioni compiute negli ultimi 20 anni nei confronti di soggetti, organizzazioni e attività economiche che sono entrate nelle indagini anche di una soltanto delle procure distrettuali dell'intero territorio nazionale". "E' quindi fondamentale - ha continuato De Raho - il ruolo delle banche dati, che costituiscono lo strumento più significativo e importante per contrastare le mafie. Sotto questo profilo e' particolarmente importante l'istituzione delle banche dati in relazione agli appalti: ne esiste una che riguarda gli affidatari degli appalti, ma non la banca dati di coloro che partecipano agli appalti mentre sarebbe importante conoscere chi sono i soggetti che partecipano, perché l'aspetto più pericoloso nell'ambito dell'affidamento degli appalti e' la formazione dei cartelli e il cartello si smaschera o attraverso un'indagine che specificamente lo fa rilevare o attraverso le banche dati che consentono di individuare in qualunque momento qual è il gruppo di imprenditori che partecipa di volta in volta alle gare d'appalto".
Foto © Imagoeconomica
De Raho firma ad Ancona protocollo antimafia
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