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E’ morto in una clinica romana all’età di 81 anni l’ex vicequestore Ignazio D’Antone. Catanese di origine, prima di andare alla Criminalpol, all'Alto commissariato antimafia e al Sisde, la parte più importante della sua carriera l'aveva vissuta a Palermo, dove poi era stato processato e condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, riportando una condanna a dieci anni (nonostante si fosse sempre dichiarato innocente). D'Antone aveva lavorato a lungo alla Squadra mobile del capoluogo siciliano, con uomini del calibro di Bruno Contrada, anche lui condannato a 10 anni per lo stesso reato, ma ancor oggi al centro di una complessa questione giuridica. Nelle sezioni di D'Antone anche uomini che invece per mano di Cosa nostra persero la vita, come Ninni Cassarà e soprattutto Beppe Montana, capo della sezione catturandi della Questura palermitana.
Nel giudizio contro il vicequestore aveva deposto anche Fabrizio Mattei, ispettore di polizia molto amico di Roberto Antiochia, ucciso assieme a Cassarà nell'agosto 1985: agli ordini di Montana, nel 1983, Antiochia aveva tentato con altri colleghi un blitz per catturare il latitante Pietro Vernengo durante un battesimo, nella chiesa della Magione. Con non poca sorpresa, però, il gruppo investigativo si era imbattuto proprio nel vicequestore, invitato alla cerimonia, che aveva allontanato tutti. Vernengo venne catturato solo anni dopo e fuggì in pigiama, il 15 ottobre 1991, dall'ospedale oncologico del Civico di Palermo, un episodio che provocò uno scandalo nazionale. Nel suo processo D'Antone fu incastrato anche dall'ispettore Mattei, dato che Antiochia era morto. E oggi Mattei è uno dei tre poliziotti a processo a Caltanissetta per il presunto depistaggio dell'indagine sulla strage Borsellino. Ignazio D'Antone aveva finito di scontare nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere la pena nel 2012. La prima sentenza di condanna fu emessa dal Tribunale di Palermo il 22 giugno 2001, due anni dopo la Corte d'Appello la confermò, anche se eliminando alcune delle condotte contestate all'imputato. Nel 2004 diventò definitiva.

Foto © Imagoeconomica

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