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di AMDuemila
Prima la sentenza della Corte di Cassazione che ha smontato in parte Mafia Capitale, non riconoscendo l'aggravante di associazione mafiosa, pur parlando di presenza di clan, ora la scarcerazione di Massimo Carminati, che insieme a Salvatore Buzzi è stato il principale accusato. Questa mattina il "cecato" o "pirata", ex Nar, ex membro Banda della Magliana, ha lasciato il carcere di Oristano da uomo libero, dopo 5 anni e sette mesi di reclusione, senza ulteriori obblighi di dimora o firma, così come già gli è capitato in occasione di altre condanne o indagini, che lo hanno visto protagonista in passato. "Siamo soddisfatti che la questione tecnica che avevamo posto alla Corte d'Appello e che tutela un principio di civiltà sia stata correttamente valutata dal Tribunale della Libertà”, ha spiegato il legale di Carminati, Cesare Placanica. "La Cassazione, con le motivazioni della sentenza di annullamento per Mafia Capitale, ha dimostrato l'assoluta infondatezza delle contestazioni più gravi e fantasiose", le parole dell'altro legale Francesco Tagliaferri. Carminati aveva visto già respinte le tre precedenti richieste di scarcerazione presentate dai suoi legali ma con la sentenza della Cassazione, che di fatto ha annullato il primo processo in corte d'appello e le cui motivazioni sono state depositate 5 giorni fa, sono scaduti i termini di carcerazione preventiva e in attesa del nuovo processo in appello potrà quindi tornare nella sua abitazione di Sacrofano. Il 20 luglio 2017, il “cecato” fu condannato in primo grado a 20 anni di reclusione con l'esclusione dell'aggravante di associazione mafiosa, la Corte d'Appello, nel settembre del 2017, aveva ridotto la pena a 14 anni e mezzo ma riconoscendo il 416bis e la sussistenza del metodo mafioso. Il ricorso in Cassazione del 22 ottobre 2019 ribalta nuovamente i capi d'imputazione per Carminati e altri 19 imputati, tornando alla sentenza di primo grado e al riconoscimento dell'associazione a delinquere semplice, costringendo cosi' al ricalcolo delle pene e di fatto ad un annullamento della sentenza d'Appello. Da qui le motivazioni che hanno portato il tribunale del Riesame a "ritenere che in relazione ai capi di imputazione il termine complessivo massimo di custodia cautelare è scaduto, con la conseguenza che va disposta la scarcerazione dell'appellante".

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