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di AMDuemila
Il fondatore di Libera intervenuto all’incontro Informazione e mafie in ricordo di Roberto Morrione
Il giornalismo è uno dei pilastri della democrazia. Con Roberto Morrione abbiamo imparato che deve essere fatto con continuità, con approfondimento e che deve essere a servizio della collettività. Ma oggi per capire e raccontare le mafie, c’è tanta strada da fare in casa nostra, alcune sentenze ci portano interrogativi”. A dirlo il fondatore di Libera don Luigi Ciotti durante l’appuntamente “Notizie sotto scorta. Il ruolo del giornalismo nella battaglia contro le mafie” racchiuso nell’evento in dedicato al primo direttore di Rainews24 e fondatore, con don Ciotti, di “Libera”, Roberto Morrione, intitolato “Informazione e mafie”. “Lo sguardo - ha aggiunto don Ciotti - deve essere molto più ampio. Le nostre mafie sono ovunque, sulla piazza d’Europa e non solo. Dobbiamo quindi guardare non solo al nostro paese. È questo ciò che cerca di fare Libera - ha spiegato - allargando la sua rete a livello europeo e internazionale”. Insieme a lui è intervenuta anche la giornalista sotto scorta di la Repubblica Federica Angeli. “Noi giornalisti corriamo grandi rischi parlando di mafia precedendo le sentenze e, con l'opinione pubblica, condividiamo la grande responsabilità di chiamare le mafie per nome. Ma partono così le rivoluzioni e le persone alzano finalmente la testa”. A contribuire al dibattito sul tema anche il neo assessore della giunta regionale del Lazio Giovanna Pugliese, con delega al Turismo e alle Pari opportunità, la quale ha assicurato il suo impegno a stretto contato con l’Osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione. “Tutti possiamo fare qualcosa - ha affermato - ma ci vogliono coraggio e sacrificio”.

Foto © Imagoeconomica

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