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di AMDuemila
"Leggo che in molti, nel corso di questi ultimi mesi, si scandalizzano per la revoca dei dispositivi di scorta a magistrati, giornalisti, imprenditori e testimoni di giustizia salvo poi non agire di conseguenza e fare mancare il proprio sostegno a chi come L'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia chiede da tempo alla Commissione Parlamentare Antimafia l'apertura di una inchiesta sui criteri di revoca delle scorte da parte dell'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis) e dei Comitati Provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica delle Prefetture". Ad affermarlo è Ignazio Cutrò, Presidente dell'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia. "Prendo spunto - prosegue Cutrò - dalla vicenda riguardante i magistrati Tartaglia e Manzini per ribadire, ancora una volta, che le mafie non dimenticano mentre lo Stato per ragioni di meschino bilancio abbandona coloro che con coraggio civile hanno difeso le Istituzioni e testimoniato nei processi contro le mafie. A chi giova rinunciare a combattere la criminalità organizzata di stampo mafioso? Perché in un Paese come il nostro dove la vita politica, economica e sociale è fortemente condizionata da Cosa Nostra, 'Ndrangheta, Camorra e da tante altre mafie le Istituzioni rinunciano a proteggere gli onesti cittadini e persino i suoi uomini migliori? Chiediamo, tutti insieme e con forza, che la Commissione antimafia convochi d'urgenza in audizione il direttore centrale dell'Ucis, prefetto Alberto Pazzanese, ed i signori Prefetti. Faccio appello al Movimento antimafia affinché si faccia anch'esso promotore di sostenere la nostra richiesta pretendendo dalla Commissione Parlamentare Antimafia e dal suo Presidente Nicola Morra di avviare una inchiesta". "Lo Stato - conclude Ignazio Cutrò - non sacrifichi i suoi servitori e rinunci a lottare contro la violenza e prepotenza mafiosa".

Foto © Imagoeconomica

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