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L’Associazione Antimafie Rita Atria esprime la propria solidarietà a Paolo Borrometi dopo l’attacco ricevuto da alcuni deputati ARS, che hanno addirittura chiesto di indagare contro di lui, e per l’ennesima minaccia di morte ricevuta. Sconcerta che l’iniziativa veda tra i dominus un condannato per reati gravissimi e che suoi colleghi, al posto di prendere nettamente le distanze lo stiano appoggiando. Una vicenda già grottesca e grave che tocca ancor più il fondo con le richieste di ritiro delle firme, come può un esponente istituzionale – chiamato a valutare e decidere quotidianamente sulla vita di centinaia di migliaia di persone e sul destino della Sicilia intera – affermare a cuor leggero che ha apposto una firma senza rendersene conto?

Il pettegolezzo, la macchina del fango, l’insinuazione subdola sono da sempre tra le armi utilizzate per screditare le voci dissenzienti e libere, chi denuncia e documenta le mafie, la corruzione, il malaffare e la malapolitica. Sono voci che danno fastidio e disturbano il manovratore, di ieri e di oggi. Infanganti insinuazioni come quelle per le quali in vita Falcone era solo interessato alla carriera personale, Peppino Impastato era un folle terrorista, don Peppino Diana e Pippo Fava coinvolti in storie di tradimenti e amanti. Insinuazioni diffuse anche dagli stessi che poi ipocritamente li celebrano da morti.

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Così come oggi sarebbero pazzi coloro che si oppongono al Muos, pagati dalla camorra (ma fatti e atti dimostrano che sono gli unici a combatterla e sono ben altri a favorirla…) gli attivisti campani contro il biocidio o contro lavoro e sviluppo del Paese (ma anche qui la realtà è ben diversa) gli ambientalisti che denunciano a Taranto il mostro “Ilva” e così via. E di quanto sia pretestuosa e infondata la macchina del fango scatenatasi contro Paolo Borrometi ne abbiamo avuto ennesima documentazione in questi giorni. La minaccia di morte (“ti è rimasto poco”, parole inequivocabili) giunta alla redazione di Tv2000 e che ha costretto anche ad annullare un incontro pubblico nello stesso giorno di Paolo Borrometi, conferma la veridicità delle minacce mafiose e dei rischi alla vita del giornalista.

Un Paese come il nostro ha un bisogno vitale di un giornalismo etico, di schiene dritte che denuncino e facciano nomi e cognomi di mafiosi di ogni livello. La libertà, la verità e la giustizia forse mai come oggi appaiono chimere irraggiungibili. E, lo sappiamo per esperienza diretta per le tantissime denunce su trame mafiose dalla Sicilia all’Abruzzo, per l’impegno per verità e giustizia per la strage di Ustica e il nostro Mario Ciancarella, per la partecipazione alla lotta contro il Muos, e tanto altro, quanto scegliere di non arrendersi al “quieto vivere”, al servilismo, alla convenienza del Potere, il non tacere e alzare la testa, sia una scelta ardua, con un prezzo alto da pagare in termini di macchine del fango, isolamento, disprezzo e tutte le peggiori armi in mano al ventre molle della “società”. Ma è l’unica strada per rimanere liberi, per poter continuare ad alimentare il fresco profumo di libertà che spazza via il puzzo del compromesso. E’ difficile, si pagano prezzi altissimi quotidiani. Ma, come scrisse Pippo Fava, a che serve vivere se non si ha il coraggio di lottare?

Associazione Antimafie Rita Atria

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