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L'accusa della deputata Jessica Costanzo: "La corte europea conferma che l'Italia non fa controlli antimafia"
di Jacopo Ricca
Un'impresa legata alla 'ndrangheta è riuscita a infiltrarsi nei lavori per la Tav Torino-Lione”. E' la pesantissima accusa che arriva dalla deputata del Movimento 5stelle, Jessica Costanzo, che avrebbe accertato come una delle aziende impiegate nel cantiere dell'alta velocità di Chiomonte abbia avuto problemi di mafia: “Il particolare a dir poco raccapricciante è che è stata addirittura impiegata nell'ambito della costruzione del tunnel geognostico della Maddalena il cui appalto è stato concesso senza l'esperimento di alcuna gara di appalto come, invece, previsto dalla normativa comunitaria e dallo stesso Cipe - denuncia la parlamentare piemontese - l'obbligatorietà della gara di appalto era proprio contenuta nella previsione dei controlli antimafia della medesima delibera del Cipe, previsione totalmente disattesa”. La vicenda è tornata a galla in occasione della sentenza della Corte di giustizia europea del 26 settembre: “Ancora una volta viene accertata l'inefficienza dello Stato italiano per quel che riguarda i controlli contro le organizzazioni criminali, dalla mafia alla 'ndrangheta, ai cartelli di potere - racconta Costanzo - Ed è lo Stato medesimo che, in un recente procedimento in via pregiudiziale avanti la Corte di Giustizia europea, ammette la propria inefficienza nella lotta contro le organizzazione criminali che penetrano negli appalti pubblici, come avvenuto più volte nei cantieri anche della Tav, Chiomonte compresa”. La parlamentare ha portato ad esempio la vicenda dell'azienda che aveva lavorato a Chiomonte con un subappalto e, secondo quanto accertato dal processo San Michele con la sentenza di primo grado, era legata alla 'ndrangheta. Mentre nel caso del pronunciamento dei giudici europei si parla di una controversia dove è parte Autostrade d'Italia spa che aveva bloccato una gara d'appalto adeguandosi alla legge italiana: “La corte ha dichiarato incompatibile la normativa italiana limita i sub appalti nella misura eccedente il 30 per cento (ora 40 per cento) con il diritto Comunitario - aggiunge la deputata - La Corte ha altresì ritenuto inconsistente l'argomento dedotto dal governo italiano, secondo cui i controlli di verifica che l’amministrazione aggiudicatrice deve effettuare in forza del diritto nazionale sarebbero inefficaci. Alla luce di quanto detto risulta pacifica ed ammessa dallo Stato italiano l'inefficienza della propria amministrazione nei controlli avverso le infiltrazioni criminose negli appalti pubblici. Denuncio tale circostanza anche per rendere evidente che, nel cantiere più controllato d'Italia, quello del Tav Torino Lione a Chiomonte, alla presenza di Prefettura e forze dell'ordine, i controlli sono ritenuti inesistenti”.

torino.repubblica.it

Foto © Ansa / Alessandro Di Marco

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