a cura di LiberoFuturo
Il Prefetto di Palermo, nel giro di 12 mesi ha deciso la cancellazione dall’albo prefettizio di tre associazioni antiracket del circuito di LiberoFUTURO. A seguire anche il Prefetto di Trapani ha riservato lo stesso trattamento a LiberoFUTURO Castelvetrano. L’accusa tanto infamante quanto infondata era quella di aver associato o assistito imprese più o meno vicine a interessi mafiosi. Questi gravi provvedimenti hanno colpito e messo in grande difficoltà l’unica rete di associazioni attiva in Sicilia occidentale sin dal 2007 che ha assistito centinaia di imprenditori sin dalla fase della denuncia anche in territori difficili come Bagheria, Partinico, Castellamare del Golfo o Castelvetrano. Ancora oggi le associazioni sono presenti in almeno dieci processi di mafia a fianco di numerosi imprenditori. Va detto che nessuno degli associati o degli imprenditori assistiti dalle quattro associazioni in oltre dieci anni ha subito procedimenti o indagini per reati di mafia mentre tutti loro hanno collaborato con le forze dell’ordine, denunciato i mafiosi ottenendo giustizia nei tribunali. Pertanto il dubbio che le vere ragioni di tanto accanimento siano altre sorge spontaneo. Ad esempio le critiche fatte da LiberoFuturo, quando in troppi tacevano, al provvedimento interdittivo contro la SIS impegnata nella realizzazione del Passante ferroviario di Palermo o il sostegno alle denunce di Maniaci e Telejato e del Prefetto Caruso contro le malefatte nelle misure di prevenzione e nella gestione dei beni sequestrati. I fatti hanno poi dimostrato che quelle denunce erano sacrosante ma Maniaci è finito sotto accusa addirittura per estorsione, il Prefetto Caruso fu aspramente criticato in Commissione antimafia e LiberoFUTURO è accusata addirittura di aver favorito interessi mafiosi. In questi mesi non vi è stata nessuna risposta alle lettere o richieste di incontro rivolte alle autorità (Salvini, commissione regionale antimafia ecc). Soltanto due parlamentari dei 5 Stelle, il Senatore Giarrusso e l’On Piera Aiello hanno ascoltato con interesse le ragioni delle quattro associazioni. Il tema non riguarda soltanto l’accanimento di un Prefetto contro quattro associazioni ma è il sistema delle interdittive prefettizie è quello delle misure di prevenzione che troppo spesso fa acqua da tutte le parti e va ripensato fuori dalla logica dell’emergenza. Pertanto, non avendo ancora avuto risposte, ho deciso di iniziare uno sciopero della fame allo scopo di denunciare il torto e l’offesa subita e di spingere in particolare le autorità politiche ad intervenire sia sul singolo caso che sull’intero sistema.
Servizio di Tgr Sicilia (Ernesto Oliva)
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