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bologna orologio rottoLa strage
di Giuseppe Baldessarro
I dirigenti del Dis non si presentano al vertice convocato da Crimi dopo l’impegno preso da Fico e Bonafede

Doveva essere l’incontro della verità sulla strage del Due Agosto, quello promesso davanti alla stazione dal presidente della Camera Roberto Fico e dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. E invece i servizi segreti hanno dato forfait. Quando il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vito Crimi, si è reso conto che gli 007 gli avevano dato buca, non ha potuto fare altro che dirsi «amareggiato» . Aggiungendo con un certo imbarazzo che toccava a lui - indicato dalla Presidenza a seguire la questione - «assumersi la responsabilità politica di quell’assenza». Lo strappo tra Governo e Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) per la questione degli archivi sulle stragi si è consumato il 15 novembre a Roma, alle 10 del mattino, in uno dei saloni dell’Archivio centrale dello Stato. La data e il luogo della riunione, a cui erano presenti i familiari delle vittime della Strage del 1980, erano stati decisi dalla Presidenza del Consiglio che, con una lettera del direttore generale, aveva convocato anche i rappresentanti dell’intelligence. I servizi erano stati chiamati a discutere della desecretazione dei documenti relativi alle stragi che hanno insanguinato l’Italia negli ultimi sessant’anni. Invece il 15 mattina c’erano tutti, tranne proprio coloro che quei segreti custodiscono gelosamente nonostante le indicazioni dei governi Renzi (che firmò anche una direttiva), Gentiloni e Conte.
Uno schiaffo ai familiari delle vittime, ma soprattutto uno schiaffo ai Cinquestelle che di quella battaglia si erano fatti portavoce il 2 agosto scorso, quando in Piazza delle Medaglie d’Oro avevano garantito «massima collaborazione nella ricerca della verità sulle pagine più buie della storia repubblicana». A Bologna in agosto, e a Roma a fine settembre, ci avevano messo la faccia sia Fico che Bonafede. Incontrando i presidenti delle associazioni dei familiari (Stazione di Bologna, Ustica, Vittime di terrorismo, Piazza della Loggia e Rete degli archivi) avevano detto che la strada per rendere pubblico ogni documento top secret sarebbe stata spianata. Non avevano però fatto i conti con i servizi segreti italiani che, come detto, alla prima riunione ufficiale non si sono fatti vedere, senza neppure avvertire il Governo.
Per Paolo Bolognesi, presidente di familiari delle vittime dell’attentato della stazione si tratta «di un atto gravissimo e di una profonda mancanza di rispetto per i familiari che da decenni si battono per la verità» . Bolognesi non usa mezzi termini: «Convocati dal Governo questi signori hanno ritenuto di non presentarsi, senza neppure sentire il bisogno di avvertire o di giustificarsi. Da ex parlamentare lo trovo un gesto irriguardoso anche nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri».
Per le associazioni nate dopo le stragi italiane non è un buon segnale. Aggiunge infatti Bolognesi: «Voglio sperare che chi deve intervenire lo faccia immediatamente e che questo sia solo un incidente di percorso. Lo spero davvero, perché se così non fosse significherebbe che l’intero percorso sulla strada della desecretazione degli atti coperti sarebbe compromesso».

La Repubblica 22 novembre 2018

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