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Ieri uno dei carabinieri accusati per la vicenda della morte del geometra romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto all'ospedale Pertini la settimana dopo ha ammesso il pestaggio ha chiamato in causa due colleghi per l'aggressione

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Ilaria Cucchi © Imagoeconomica


"Il giorno in cui il Ministro dell'Interno chiederà scusa a me, alla mia famiglia e a Stefano allora potrò pensare di andarci, prima di allora non credo proprio". Così Ilaria Cucchi, intervistata da Rtl 102.5 ha risposto alla domanda se si recherà al Viminale all'indomani dell'udienza del processo che vede cinque carabinieri imputati per la vicenda della morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto all'ospedale Pertini la settimana dopo.

Durante l'udienza di ieri del processo che vede imputati cinque carabinieri per reati che vanno, a seconda delle diverse posizioni, dall’omicidio preterintenzionale alla calunnia fino al falso, il pm Giovanni Musarò ha reso note tre deposizioni nelle quali uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, ha accusato i colleghi Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo della violenta aggressione. E dopo l'udienza era arrivato l'invito del ministro dell'Interno Matteo Salvini: "Sorella e parenti sono i benvenuti al Viminale. Eventuali reati o errori di pochissimi uomini in divisa devono essere puniti con la massima severità, ma questo non può mettere in discussione la professionalità e l'eroismo quotidiano di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi delle forze dell'ordine". Tedesco verrà ascoltato entro gennaio in aula nell'ambito del dibattimento in corso.



"Sono rinato. Ora non mi interessa nulla se sarò condannato o destituito dall'Arma", ha detto ieri Francesco Tedesco al suo avvocato, Eugenio Pini, dopo la notizia delle sue accuse. "Ho fatto il mio dovere; quello che volevo fare fin dall'inizio e che mi è stato impedito", ha aggiunto.

"L'unica cosa che mi dà la forza di andare avanti è provare, tramite Stefano, a dar voce a tutti gli altri Stefano, tutti gli altri ultimi di cui non importa niente a nessuno, che muoiono e che subiscono soprusi quotidianamente nel disinteresse generale, di una società che è abituata a voltarsi dall'altra parte e che pensa sempre che le cose capitino sempre agli altri e mai a se stessi", ha detto Ilaria Cucchi. "Una cosa che non tutti sanno è che mio fratello in quei sei giorni in cui moriva da solo come un cane in realtà non era da solo, perchè poi li abbiamo contati durante il processo, lui è stato visto, è entrato in contatto con qualcosa come 140 o 150 pubblici ufficiali, non cittadini comuni, che hanno avuto in qualche modo, a vario titolo, a che fare con lui e che hanno visto man mano il degenerare di quelle condizioni fisiche che lo hanno portato alla morte", ha aggiunto Ilaria Cucchi a Rtl 102.5.

"Mio fratello stava malissimo - continua - lo sentiamo nell'audio dell'udienza di convalida dell'arresto che si lamenta perchè non può parlare tanto bene. Nessuna di quelle persone è stata capace di guardare oltre il pregiudizio e di vedere oltre quel detenuto un essere umano che stava male e che stava morendo, perchè se lo avessero fatto ora non esisterebbe nessun 'caso Cucchi'".

Secondo Ilaria Cucchi "Stefano è morto perchè era un 'ultimo', perchè abbiamo una giustizia che ha due pesi e due misure, forte con i deboli e debole con i forti, e di ultimi ce ne sono tanti e, ahimè, nella nostra società sono destinati ad aumentare. L'unica cosa che mi dà la forza di andare avanti - conclude - è provare, tramite Stefano, a dar voce a tutti gli altri Stefano, tutti gli altri ultimi di cui non importa niente a nessuno, che muoiono e che subiscono soprusi quotidianamente nel disinteresse generale, di una società che è abituata a voltarsi dall'altra parte e che pensa sempre che le cose capitino sempre agli altri e mai a se stessi".

roma.repubblica.it

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