Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Ai domiciliari l’ex presidente di Sicindustria. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Fermati 5 ufficiali e dirigenti di carabinieri, polizia e finanza. Indagato anche l’ex presidente del Senato Schifani che dice: "Non ne so nulla"
di Salvo Toscano e
corriere.it
Gli inquirenti ritengono che l’imprenditore fosse promotore di un sistema di spionaggio illecito. E che avrebbe, tra l’altro, cercato notizie sull’indagine che è aperta da anni a suo carico a Caltanissetta. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico, nonché più delitti di corruzione. I provvedimenti di lunedì arrivano dopo una lunga indagine condotta dalla Squadra mobile di Caltanissetta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Montante, infatti, era finito sotto inchiesta per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa a seguito delle accuse di alcuni pentiti, sempre respinte dall’imprenditore, dopo essere stato tra i protagonisti della svolta antiracket di Confindustria, su cui in questi anni l’inchiesta a carico dell’imprenditore ha addensato nubi di sospetti.

I provvedimenti di lunedì
Gli inquirenti ritengono che l’imprenditore fosse promotore di un sistema di spionaggio illecito. E che avrebbe, tra l’altro, cercato notizie sull’indagine che è aperta da anni a suo carico a Caltanissetta. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico, nonché più delitti di corruzione. I provvedimenti di lunedì arrivano dopo una lunga indagine condotta dalla Squadra mobile di Caltanissetta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Montante, infatti, era finito sotto inchiesta per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa a seguito delle accuse di alcuni pentiti, sempre respinte dall’imprenditore, dopo essere stato tra i protagonisti della svolta antiracket di Confindustria, su cui in questi anni l’inchiesta a carico dell’imprenditore ha addensato nubi di sospetti.

Dossier e documentazioni
L’indagine, di cui si era appreso tre anni fa, ha portato nel gennaio del 2016 alla perquisizioni di abitazioni e uffici di Montante. In quella circostanza furono trovati in una “stanza segreta” dossier e documentazioni che riguardavano anche politici e magistrati. Ora, il provvedimento cautelare che però non fa riferimento a reati di mafia. Anzi, in una nota della Questura, è scritto nero su bianco che “le risultanze investigative, arricchitesi nel tempo grazie al con-tributo fornito da due ulteriori collaboratori di giustizia, pur confermando il dato relativo ai diretti rapporti in passato intrattenuti dal Montante con uomini di vertice dell’organizzazione Cosa nostra, non sono risultate sufficienti per affermare, in modo processualmente spendibile, la configurabilità del reato di concorso esterno in associazione mafiosa ipotizzato a carico dell’indagato”.

Leader antimafia
Montante è stato uno degli esponenti di punta della svolta antimafia di Confindustria ricoprendo anche la carica di responsabile nazionale per la Legalità. Il 22 gennaio di due anni fa, Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992. Vincenzo Arnone è stato testimone di nozze di Montante. Ma sull’ipotesi di reato mafioso non sono stati trovati riscontri adeguati, ammettono gli inquirenti.



I nomi
Ai domiciliari vanno anche Giuseppe D’Agata, colonnello, già capocentro della Dia di Palermo poi approdato ai servizi segreti; Diego Di Simone ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, assunto da Montante come responsabile della sicurezza; Marco De Angelis, sostituto commissario in servizio alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello che ha lavorato alla Polizia Tributaria palermitana; l’imprenditore Massimo Romano, il cui interrogatorio era stato citato dalla procura nell’avviso di garanzia recapitato a Montante due anni fa. Sospensione per un anno nei confronti di Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della Questura di Palermo.

"Illecito sistema di potere"
“L’oggetto principale del procedimento va individuato nell’illecito sistema di potere” ideato e attuato da Montante secondo gli inquirenti, “grazie ad una ramificata rete di relazioni e complicità intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni”. Le indagini svolte secondo una nota della Questura nissena dimostrerebbero che l’esponente confindustriale “al fine di preservare l’immagine faticosamente costruita di ‘uomo della legalità’, giocando in sostanza d’anticipo, abbia ispirato la sua azione ad una continua, spregiudicata attività di dossieraggio, raccogliendo abusivamente informazioni riservate sul conto dei suoi nemici, anche solo potenziali, ciò al fine di impedire che gli antichi legami intessuti con i boss mafiosi, potessero in qualche modo “tornare a galla”, ovvero al solo fine di screditare persone comunque a lui invise o in grado di contrastare i suoi interessi”. E questo anche indirizzando le indagini della Guardia di Finanza: il tutto, secondo gli inquirenti, in cambio di favori come assunzioni di familiari. “Quaranta persone sono state oggetto di dossieraggio, attraverso l’acquisizione di dati sensibili”, ha detto in conferenza stampa il procuratore capo di Caltanissetta Amedeo Bertone. “L’indagine condotta da uomini della polizia di Stato dimostra che il sistema ha gli anticorpi”, ha aggiunto il questore di Caltanissetta Giovanni Signer.

Gli altri indagati
Nell’inchiesta vi sarebbero anche altri 15 indagati, non raggiunti da alcun provvedimento, accusati di aver avuto in qualche modo un ruolo nella catena delle fughe di notizie. Tra di loro anche Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia; Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena; Mario Sanfilippo, ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta. Indagati anche il professore Angelo Cuva, Maurizio Bernava, Andrea e Salvatore Cali’, Alessandro Ferrara, Carlo La Rotonda, Salvatore Mauro, Vincenzo Mistretta e Letterio Romeo.

corriere.it

Foto © Imagoeconomica

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos