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di Michele Tursi
E’ un intreccio fitto e inestricabile. Verità ufficiali, verità paralelle, verità nascoste. Omissioni e depistaggi. Dopo quarant’anni il caso Moro è ancora in cima ai misteri della Repubblica italiana. Il buio e le nebbie sono stati in parte rischiarati e oggi c’è una relazione approvata dal Parlamento che, come dice l’on. Gero Grassi, ci consegna il 90 per cento della verità su una vicenda che tutti gli italiani dovrebbero conoscere in cui ci sono state “anche le Brigate Rosse”.

Serata ad alta tensione quella proposta dalla Bcc San Marzano di San Giuseppe, con il patrocinio del Dipartimento Jonico in Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo, svoltasi nella sala conferenze dell’Università, nella città vecchia di Taranto. Protagonisti sono Antonio Ferrari, giornalista del Corriere della Sera, autore del libro “Il Segreto” (ChiareLettere) che propone una versione romanzata del caso Moro e l’on. Gero Grassi (Pd), componente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul rapimento e sul delitto di Aldo Moro.



Un viaggio nelle trame che hanno segnato la storia d’Italia in cui compare anche un malavitoso della provincia di Taranto. Si tratta di Alberto Lorusso di Montemesola (di cui abbiamo già scritto), detenuto con Totò Riina nel carcere di Opera a Milano. A lui il “capo dei capi” affida una confidenza sull’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Ci hanno chiesto un favore. Lo abbiamo ucciso per fottergli le carte di Moro”.

L’on. Grassi ricostruisce l’intreccio tra le colonne dell’ex caserma Rossarol, citando a memoria date, nomi e frasi. 485 incontri e 170 audizioni ne fanno uno tra i massimi esperti di un delitto intorno al quale nel 1978 convergono interessi nazionali ed internazionali. Una scacchiera su cui si muovono la Cia, il Kgb, il Mossad, la loggia P2, la camorra, la ‘ndrangheta e la mafia. Un caso su cui ancora oggi, dice Ferrari “ci sono troppe cose che non quadrano”. Un mistero su cui molti vorrebbero definitivamente stendere una coltre di silenzio perchè, come ammonisce il giornalista del Corsera “la memoria dà molto fastidio”.

laringhiera.net

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