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Lo scrittore è scomparso prematuramente all’età di 40 anni. Autore di diversi libri inchiesta sulla condizione dei migranti, aveva di recente lanciato una lettera aperta alle ong perché disertino il bando per la gestione dei campi in Libia. Il cordoglio di Redattore sociale

leogrande alessando

Alessando Leogrande (con Sefaf Siid Negash) nel 2015 al seminario "Frontiere" di Redattore sociale


Roma. E’ morto nella notte a Roma lo scrittore e giornalista Alessandro Leogrande. Aveva 40 anni. Già vicedirettore del mensile “Lo straniero” di Goffredo Fofi, Leogrande è stato autore di straordinari libri inchiesta come “Uomini e caporali” e “Il naufragio”, caratterizzati da ricostruzioni rigorose di vicende dimenticate come il caporalato in Puglia, il tragico speronamento della “Kater i rades”. Tra i suoi ultimi libri, “La frontiera” in cui racconta la linea sottile che separa il Nord del mondo, democratico, liberale e civilizzato, e il Sud, povero, morso dalla guerra, arretrato e antidemocratico.

A dare per primo l’annuncio della scomparsa prematura ed improvvisa, è stato il padre Stefano Leogrande, su Facebook. “Dio ce l'ha, provvisoriamente ed immeritatamente, donato ed ora se l'è ripreso per conservarcelo, per il giorno, al nostro reincontro, nel Regno dei Cieli – scrive -. Alessandro è stato un uomo di grande fede nel Cristo e nell' uomo. Tutto questo l'ha portato, già da giovanissimo, nello scoutismo e successivamente nei campi di volontariato della Caritas Diocesana di Taranto in Albania e, come giornalista e scrittore, si è impegnato in difesa degli ultimi e dei ferocemente sfruttati nei più diversi contesti : nell'ambito del caporalato, degli immigrati, dei desaparecidos in Argentina, ed ovunque ci sia stato un sopruso. A Voi tutti, chiediamo una preghiera, perché la nostra Luminosa ed Alba Maria c'illuminino e ci diano la forza di superare il dolore e lo sgomento umano e che possa sempre l'O.S.A. essere portatrice di Luce ovunque. Consentitemi, per favore, le lungaggini, che può fare un padre, che non riesce a lenire il proprio dolore. Alessandro, per me, era bellissimo. Alessandro era la Gioia, Che entrando in casa, ci coinvolgeva e travolgeva,roboante e trascinante;ma era anche il lavoro fatto bene, analitico e profondo; tutto alla ricerca della verità; ed era anche la denuncia; fatta con lo stile dell'annuncio, che, nonostante tutto, un mondo migliore, è ancora possibile. Ho sempre percepito, orgogliosamte, che la Sua essenza fosse molto, ma molto migliore della mia. Oggi questo padre si sente orfano. Sento pesantemente scendere le ombre nella mia vita. Spero tanto nella Luminosa”.

L’ultimo appello alle ong: non aderite al bando per i centri in Libia. Solo qualche giorno fa dalle pagine del Manifesto, Leogrande, insieme ad Andrea Segre, Dagmawi Ymer ed Igiaba Scego ha lanciato un appello alle ong italiane perché disertino il bando da 2 milioni di euro destinato a “migliorare” la condizione dei centri in Libia dove sono costretti migranti e rifugiati. “Si tratta a nostro avviso di un bando offensivo e vergognoso per almeno tre motivi – scrivono nella lettera appello - quei centri non sono “centri migranti e rifugiati” ma sono veri e propri “campi di concentramento”, come ampiamente documentato da ormai decine di media e organizzazioni di tutto il mondo. La definizione che il bando governativo ne dà è talmente inesatta e ipocrita da usare il termine rifugiati in un Paese dove questa categoria non può esistere, perché non riconosce la Convenzione di Ginevra. L’intervento è previsto in “centri” dove (lo dice il bando stesso) la capacità di effettiva sorveglianza delle autorità ufficiali libiche è “in molti casi limitata”, perché in realtà sono “gestiti da milizie locali”. Le Ong italiane non hanno alcuna possibilità di agire in quei campi se non previo accordo con le milizie stesse, che ne gestiranno modalità di azione e relativo budgett – continua la lettera -Il tutto serve a un’operazione d’immagine per raddolcire o addirittura coprire le conseguenze disumane e raccapriccianti delle misure di blocco e respingimento dei migranti messe in atto da Italia e Europa a partire da agosto scorso, costate per altro cento volte di più di queste misure di “primissima emergenza”. Tutto ciò è inaccettabile. Ci auguriamo che le Ong italiane sappiano non cedere a questo ricatto sin troppo evidente. Chiediamo alle persone, agli esseri umani che lavorano nelle Ong di avere la dignità di non partecipare a questo gioco e di unirsi a noi nel denunciare la scelta politica gravissima messa in atto dal governo italiano nell’attuare accordi con un Paese dove a governare sono milizie, violenza e razzismo – conclude l’appello -La non partecipazione delle Ong al bando sarebbe un segnale importante per chiedere ai governi europei un’inversione di rotta necessaria: la chiusura dei campi di concentramenti libici, la liberazione di uomini, donne e bambini e la garanzia di corridoi umanitari di fuga verso luoghi di reale accoglienza e sicurezza”.

Leogrande ha partecipato anche a diversi seminari di formazione per giornalisti di Redattore sociale a Capodarco di Fermo, l'ultima volta nel 2015, per  presentare il libro “La frontiera”. Incontri sempre felici, durante i quali confrontarsi sulla professione, sulla scelta di uno stile - quello del “giornalismo narrativo” -, componente così significativa del suo lavoro, ma anche dell’esigenza di “farsi viaggiatori” per poter raccontare il viaggio e di come parlare della memoria e del dolore di chi si incontra. Ricostruzioni rigorose, grande passione e impegno, una voce personalissima e uno sguardo acuto che mancheranno. La redazione di Redattore sociale esprime cordoglio per la sua scomparsa e si stringe in un abbraccio vicino alla famiglia.

redattoresociale.it

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