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marasa francoHa assistito il superboss negli ultimi dieci anni. Accusato da alcuni pentiti, fu assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Con la compagna Rosalba Di Gregorio si è battuto per la revisione del processo sulla strage di via D'Amelio
di Alessandra Ziniti
E' morto a Palermo l'avvocato Franco Marasà, noto penalista del Foro palermitano. Compagno di vita e di studio dell'avvocata Rosalba Di Gregorio, Marasà negli ultimi dieci anni aveva assunto la difesa del capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano dopo che questi aveva abbandonato il suo storico legale, Salvatore Traina, il quale aveva dichiarato che Provenzano poteva essere morto.

Di imputati eccellenti Marasà ne ha difesi diversi, dai tempi del maxiprocesso, suo esordio nel penale, fino a Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore. E fu anche dalle inchieste su Mangano, oltre che dalle accuse di quattro o cinque pentiti di mafia che lo indicarono come uno dei penalisti palermitani a disposizione di Cosa nostra, che per Marasà, alla fine degli anni Ottanta, arrivarono i primi guai giudiziari. La procura di Palermo chiese anche il suo arresto, respinto dal gip. I pm riuscirono comunque a portarlo a processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Un'accusa che venne cancellata nel 2002 dalla sentenza
di assoluzione che, dopo 13 anni, segnò per Marasà la fine di un incubo.

Irruento in aula, spigoloso, difendeva i boss mafiosi ma anche la gente comune per imputazioni minime. Negli ultimi anni, insieme con la moglie Rosalba Di Gregorio, aveva portato avanti la battaglia per la revisione del processo per la strage di via D'Amelio dopo le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che hanno consentito di far tornare in libertà sette imputati ingiustamente condannati.

palermo.repubblica.it

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